In caso di errore durante il login ("Il form inviato non è valido"), dovete cancellare tutti i dati del forum dalle impostazioni del vostro browser (cookies, dati, cache). Provate anche prima il "cancella cookie" che trovate in basso in tutte le pagine del forum (icona cestino se siete in visualizzazione mobile) e poi a cancellare dalle opzioni del browser. Chiudete le schede e riavviate. Se ancora non riuscite, non avete cancellato tutto (fate una prova da altro browser o dispositivo, vedrete che funziona).

Bambole non c'è una lira

Giochi, trasmissioni, contenitori, appuntamenti fissi...
Rispondi
franz75
Settantiano guru
Settantiano guru
Messaggi: 1204
Iscritto il: mar 11 apr 2017, 12:22

Bambole non c'è una lira

Messaggio da franz75 »

…ovvero “appunti sul teatro di rivista”, di Costanzo, Falqui, Landi, Marchesi e Verde.
Musiche originali di Gianni Ferrio, che è anche il direttore d’orchestra.
Se bisognasse individuare due vette del varietà Rai per ciascuno dei due “decenni d’oro” della TV italiana (anni ’60 e ’70), si potrebbero nominare, a mio avviso, “Biblioteca di Studio Uno” per il primo decennio ed appunto “Bambole non c’è una lira” per il secondo.

Intendiamoci, nel nostro decennio la Rai produsse e mandò in onda una quantità davvero impressionante di varietà notevolissimi, tentando peraltro anche una sorta di rinnovamento del genere, che raggiunse risultati davvero eccellenti in moltissimi casi (penso alla “tv nella tv” di “Sabato sera dalle nove alle dieci”; alla satira sulla Rai della dissacrante “Onda libera” di Benigni, dalla strepitosa invenzione di “Noi no”, che giocava sullo scarto fra TV impegnata e TV di disimpegno, ad altri riuscitissimi esperimenti come “Quantunque io” o “Non stop”, che mi pare siano i primi esempi di varietà senza una conduzione precisa).
Tuttavia, nel genere del varietà “classico” (di cui Falqui era senza dubbio un maestro inarrivabile), “Bambole non c’è una lira” rappresenta forse il culmine insuperato. Mi verrebbe quasi da dire che questo riuscitissimo tentativo sia una sorta di “spin-off” di “Milleluci”: in quel varietà ogni puntata rendeva omaggio ad un genere diverso di intrattenimento; in questo ci si dedica, come da titolo, al teatro di rivista esclusivamente.

Viviamo pertanto la storia di una piccola compagnia di avanspettacolo (simile a quella che già Sordi aveva mostrato in “Polvere di stelle”, uno de suoi film meglio riusciti), nella quale peraltro troviamo attori che quell’esperienza l’hanno vissuta sul serio, in primis Gianni Agus e Tino Scotti, rispettivamente impresario ed autore dei testi (ed i loro cognomi immaginari di Frangimei e Franzolini non devono proprio essere stati scelti a caso… :lol: ).

Negli altri ruoli, altri volti noti del varietà settantiano: la da poco scomparsa Isabella Biagini nel ruolo della primadonna Isa Prima (che, anche nella vita reale, da ciò che si sa, le stava a pennello, visto il suo carattere quanto meno volubile); un bravissimo Christian De Sica nel ruolo del cantante “fine dicitore” Edo Edi (e per lui ogni volta che lo si vede aumenta il rimpianto per come ha deciso di buttare via il suo grande talento negli anni a venire); Pippo Franco nel ruolo del comico Nando Sgabelloni; una sorprendente (e bellissima) Loredana Berté nel ruolo della subrettina Dory; un eccellente Leopoldo Mastelloni nel ruolo del coreografo raffinato ed effemminato (Eolo Marini).

A presentare tutte le puntate ed a fare da raccordo fra le diverse situazioni, un altro monumento del teatro brillante italiano: Gianrico Tedeschi, che nel corso di ogni puntata veste i panni di più personaggi.
Premesso che sto riguardando adesso tutte le puntate presenti su Raiplay (sperando la Rai le lasci disponibili per un tempo congruo), proverò a fare un piccolo riassunto di ogni puntata, anche se il materiale che si trova in rete è, purtroppo, davvero scarso.

Nella prima puntata, Tedeschi si incarica di presentare lo scopo del programma, citando anche l’elogio del varietà fatto da Marinetti, che lo contrapponeva al teatro “classico” e lo riteneva superiore a quest’ultimo proprio per la sua “amoralità” e la sua mancanza di tradizione. Ed anche Tedeschi informa il pubblico di come si voglia solo cercare di dare uno specchio del “varieté” dell’epoca , senza intenti pedagogici o “impegnati” (velata polemica con l’”impegno” di quanto in quello stesso anno trasmetteva la “progressista” Rai Due?).
La prima puntata è pertanto dedicata alla rivista durante il “ventennio”; alla perenne penuria di risorse della compagnia, sempre alla ricerca di denaro per cercare di mettere assieme il pranzo con la cena (molto divertente il cameo di Bombolo nella parte dell’oste che viene sempre pagato in cambiali), sembra venire incontro un gerarca fascista, impersonato appunto da Tedeschi, che, tuttavia, mira più che altro alle grazie della bella prima donna.
Impresario e capocomico metteranno pertanto su uno spettacolo di glorificazione del regime.
Notevole la prestazione di Pippo Franco (assunto dopo un esilarante provino) nel brano “Sanzionami questo”, che, come dice il titolo, era una presa in giro piuttosto grossolana delle famigerate “inique sanzioni” decise dalla SDN dopo la campagna di Etiopia (la canzone prende di mira soprattutto l’”Albione rapace”, ossia l’Inghilterra). Curioso che anche nel film “Anni ruggenti” di Zampa, in un’analoga situazione (spettacolo di rivista con satira sulle sanzioni) vi sia una scena assai simile, pur senza questa canzonetta.
Purtroppo in rete non si trova la versione andata in onda del nostro varietà , dove Franco, dinoccolato a mo’ di marionetta, involgariva ancor di più la situazione con una gestualità assai eloquente e che, penso, facesse riferimento al fatto che, all’epoca, il vizio omosessuale fosse conosciuto anche come “vizio inglese”. Ma di non minore rilevanza è comunque questa grandiosa versione del grande Paolo Poli (ed una cantante che non riesco purtroppo a riconoscere):



Segue un’esaltazione delle imprese africane (AOI, come declama stentoreo Tino Scotti): una sequenza di quadri che esaltano l’arrivo della “civiltà” nelle terre africane a seguito delle truppe fasciste.
Ecco il quadro iniziale con protagonisti Mastelloni e la Berté in versione “bella abissina”:



Segue, ovviamente, arrivo dei “civilizzatori” in camicia nera e susseguente sbertucciamento del Negus. Interessante la ripresa della canzone “Adua”. Con mossa scenografica, ancorché inutile dal punto di vista strategico, il duce aveva infatti fatto immediatamente occupare quella città che rappresentava l’antonomasia della sconfitta dell’esercito italiano (e, per estensione, della nazione tutta) prima di Caporetto.
Al termine dello spettacolo, Agus e Scotti andranno a battere cassa; ma l’avido gerarca incasserà il premio negandolo alla compagnia, prendendo a pretesto un’altra canzone cantata dalla seconda donna (che non vediamo) intitolata “Fascino”, che i capi del Minculpop hanno inteso (a detta del disonesto funzionario) come un velato suggerimento antifascista (fasci…no! :lol: ).
Salta così il finanziamento promesso (ed ottenuto anche grazie al “sacrificio” di Isa Prima, costretta a cedere alle avances del gerarca), ed il malcapitato Tino Scotti, al termine dello spettacolo, dovrà dire le solite “due parole” alla compagnia: “Bambole non c’è una lira”.

Al termine dello spettacolo, la puntata si chiude sull’inizio di un cinegiornale Luce, in cui si dà conto di una delle tante trebbiature cui il duce ha partecipato in prima persona.
Sfumano quindi le immagini e parte la sigla finale, la deliziosa “Stracanzone uaddadà”, interpretata da De Sica e dalla Bertè, su immagini d’epoca che mostrano le più grandi star della rivista a partire proprio dagli anni ’40 (a 1’ 27” compare anche Vittorio De Sica davanti ad un microfono Eiar da giovane e la somiglianza con il Christian degli anni ’70 è perfino eccessiva…).



Nei prossimi post, sperando di non annoiare, proverò a postare anche un breve sunto delle puntate successive, che, come detto, sto riguardandomi su Raiplay (adesso sto per terminare la seconda).
Avatar utente
Omero
Settantiano top
Settantiano top
Messaggi: 669
Iscritto il: dom 17 set 2017, 12:35

Re: Bambole non c'è una lira

Messaggio da Omero »

Bella cosa stai facendo, Franz.
Hic manebimus optime
Avatar utente
Insight
Settantiano VIP
Settantiano VIP
Messaggi: 7623
Iscritto il: lun 4 nov 2013, 17:20

Re: Bambole non c'è una lira

Messaggio da Insight »

Interessante nel complesso e apprezzabile, ma leggere nel 2018 le parole "vizio omosessuale" è davvero raccapricciante per me.
"Lo stolto continua a parlare mentre gli strumenti dicono molto più di questo, stai tranquillo e ascolta quello che non puoi esprimere" (andromeda57)
_____
Anni 80? No, grazie
Avatar utente
wildboys-wildboys
Settantiano top
Settantiano top
Messaggi: 724
Iscritto il: mer 7 mag 2014, 23:40
Località: Messina - Livorno Ferraris - Messina

Re: Bambole non c'è una lira

Messaggio da wildboys-wildboys »

franz75 ha scritto: Notevole la prestazione di Pippo Franco (assunto dopo un esilarante provino) nel brano “Sanzionami questo”, che, come dice il titolo, era una presa in giro piuttosto grossolana delle famigerate “inique sanzioni” decise dalla SDN dopo la campagna di Etiopia (la canzone prende di mira soprattutto l’”Albione rapace”, ossia l’Inghilterra).
Purtroppo in rete non si trova la versione andata in onda del nostro varietà
si trova su facebook o qui

https://ok.ru/video/267258825260

caricato or ora


Ultima modifica di wildboys-wildboys il lun 23 apr 2018, 0:46, modificato 1 volta in totale.
franz75
Settantiano guru
Settantiano guru
Messaggi: 1204
Iscritto il: mar 11 apr 2017, 12:22

Re: Bambole non c'è una lira

Messaggio da franz75 »

Eccolo lì! Grande Wildboys!

Insight: mai quanto il senso di vomito che io ho provato nel 2017 (e che proverei anche nel 2018 se rileggessi quel brano), quando nella sezione "letteratura" ho letto le tue parole di lusinghiero apprezzamento riservate a [rimosso dall'amministratore, evitiamo offese di qualunque tipo].
Caro Insight, mi hai davvero stancato. Personalmente, non interloquirò più con te. Non posso impedirti di fare altrettanto, ma gradirei molto lo facessi pure tu.

E adesso torniamo in topic...
Ultima modifica di Sua Eccellenza il ven 27 apr 2018, 9:41, modificato 1 volta in totale.
Motivazione: Rimossa frase ritenuta eccessiva, più offesa che opinione. Grazie.
franz75
Settantiano guru
Settantiano guru
Messaggi: 1204
Iscritto il: mar 11 apr 2017, 12:22

Re: Bambole non c'è una lira

Messaggio da franz75 »

…con la seconda puntata. Il fascismo è oramai agli sgoccioli. La puntata si apre su due splendidi numeri di tutta la compagnia (bellissima la marcetta intonata da Mastelloni), che purtroppo non sono recuperabili sul tubo.

Purtroppo non so neanche se si tratti di canzoni dell’epoca o di numeri originali composti dal maestro Ferrio (al momento non posso sfruttare la competenza dei nonni, che, ricordo, quando il varietà venne ritrasmesso su Rai Storia, si divertivano a canticchiare una buona metà delle canzoni che venivano trasmesse).

La compagnia è sicura di ottenere un grande successo per o spettacolo serale…ma è proprio il 25 Luglio ed una folla di esasperati cittadini distrugge il teatro che, secondo il costume dell’epoca, era denominato appunto “Teatro Littorio”.

I nostri si ritrovano more solito affamati e senza un ingaggio stabile, con la prospettiva, oltretutto, di essere a Roma proprio mentre i tedeschi stanno per renderla una “città aperta”. Ecco che allora, il capocomico Frangimei, la seconda donna ed il comico decidono di lasciare gli altri e tentare la fortuna nell’Italia del Sud, già liberata dagli Americani e verso la quale si è già ingloriosamente diretto il re.
L’impresario Franzolini è costretto ad accettare l’ingaggio presso una parrocchia della capitale, dove, ovviamente, gli spettacoli di rivista sono visti con occhio non proprio benevolo e dovranno pertanto essere edulcorati (molto divertente un balletto in gonna e calzamaglie…). Tutto funzionerà bene fino ad un duetto fra la Biagini e De Sica, dove un doppio senso piuttosto esplicito ed assai grossolano verrà riprovato dal prevosto Don Vincenzo (il solito grande Tedeschi). Il quale prevosto spiega come le parrocchie, in quel periodo, siano di fatto diventati dei punti di ospitalità in cui trovano rifugio tante persone a rischio: partigiani, fascisti scappati con i soldi, addirittura un paio di soldati alleati.

Nel frattempo, i “fuggiaschi” Agus, Berté e Franco hanno dovuto rinfoderare il sogno di arrivare a sud: il camion sul quale viaggiavano si è fermato poco oltre Roma ed i nostri, ironia della sorte, hanno trovato aiuto in un militare tedesco, interessato, evidentemente non solo all’arte…



I nostri tornano a Roma, dove vengono riaccolti (non senza qualche mugugno) dai loro vecchi compagni, ma dovranno esibirsi per la guarnigione tedesca.
Lo spettacolo per gli oramai ex alleati prevede una versione “teutonica” di “Ma l’amore no” (con tanto di inno tedesco in coda), che, guarda il caso, sul tubo non si trova. Però possiamo consolarci con Alida Valli:



Ergo, una delle scene più divertenti di tutta la serie, con la prima donna che canta, in tedesco l’immortale Lily Marlene, “doppiata” dal coreografo dietro le quinte…cosa che provocherà la gelosia della subrettina Dory ed un disastro quasi definitivo allorquando i tedeschi scopriranno che nessuna delle due cantanti conosce il tedesco. A salvare la situazione provvederà lo stesso coreografo con una memorabile esibizione “en travesti” (guardatela su RaiPlay perché è davvero notevole).
In sostituzione, posto non l’originale, bensì questa splendida versione di una grande artista come Ute Lemper (che, a Dio piacendo, fra qualche tempo dovrei riuscire a vedere live qui a Padova):



L’esibizione per gli ufficiali tedeschi viene bruscamente interrotta da un bombardamento alleato, però non prima che i nostri siano riusciti a mostrare un balletto su una delle più celebri canzoni di Renato Rascel, “E’ arrivata la bufera”, che qui vediamo nella sua versione originale, cantata dal grande artista torinese in persona:



Dopo essere riusciti a rimediare un po’ di denaro, grazie ad un affare chiuso con un borsaro nero (Tedeschi, come al solito), la compagnia riesce a trovare un ingaggio “serio” nella capitale. Nello spettacolo che andrà in scena proprio mentre gli americani stanno risalendo lo stivale, la subrettina Dory si esibisce in uno dei grandi successi dell’epoca “Ho un sassolino nella scarpa”, che, se non ricordo male, era cantato da Natalino Otto. Qui fortunatamente il tubo fornisce questa bella esibizione della Berté:



Seguono quindi un divertente numero di Pippo Franco/Sgabelloni che (riprendendo un monologo he all’epoca recitava Aldo Fabrizi) si sofferma sulle difficoltà di utilizzo della famigerata tessera annonaria; e quindi una bella canzone di Edo Edi/De Sica sulle città che ritorneranno ad essere festose e piene di vetrine luccicanti, quando l’oscuramento sarà terminato.

Il finale prevedrebbe una chiusura con bandierine tedesche ed italiane sventolate insieme dalla compagnia sulle note dell’”Inno dei sommergibilisti”, che vediamo qui eseguito dalla banda della Marina Militare:



Strepitoso il commento di Tedeschi, che in quest’ultima scena interpreta un lavoratore veneto (della compagnia di Baseggio, come dice lui) che ha deciso di rimanere a Roma per evitare di dovere aderire alla Repubblica di Salò: “Mica male sta idea del sommergibile invincibile…mi però ea me par na gran monada: mica per altro, ma perché gli americani sono qui all’angolo”…
E sarà proprio il previdente scenografo a salvare la situazione, sostituendo all’ultimo le bandiere con la svastica con quelle a stelle a strisce, fra il tripudio del pubblico per l’arrivo dei liberatori. Liberatori che però, dovranno occupare il teatro per gli spettacoli per le loro truppe, con artisti in arrivo direttamente dall’America. Quindi, anche stavolta, Tino Scotti dovrà chiudere la puntata con il solito, sconsolato “Bambole non c’è una lira”.
franz75
Settantiano guru
Settantiano guru
Messaggi: 1204
Iscritto il: mar 11 apr 2017, 12:22

Re: Bambole non c'è una lira

Messaggio da franz75 »

PS1: quando non si prendono appunti (come ho fatto io per questo pezzo sulla seconda puntata), poi si rischia di dimenticare cose essenziali.
E' il caso della parte forse più notevole della seconda puntata assieme a "Lili Marlene", vale a dire Isabella Biagini (che aveva doti di imitatrice tutt'altro che disprezzabili) che, con vistosa parrucca nera, canta un immortale succeso della Magnani: "Comè bello far l'amore quanno è sera". Ovviamente sul tubo non ve n'è traccia, ergo vi posto questa versione (vergognosamente tagliata), in cui proprio la Magnani canta con abiti e scengorafie che vengono ripresi pari pari nel nostro varietà:



PS2: ho visto che taluni video o sono già scomparsi o soo visibili solo su You Tube. Ragazzi, io faccio del mio meglio...mal che vada dalle prossime volte cercherò di vedere in anteprima se i video sono visibili; casomai posterò direttamente il link a YouTube. Più di questo non posso fare. :)
franz75
Settantiano guru
Settantiano guru
Messaggi: 1204
Iscritto il: mar 11 apr 2017, 12:22

Re: Bambole non c'è una lira

Messaggio da franz75 »

La terza puntata si apre in piena liberazione, tanto che la compagnia svolge la sua abituale attività per un pubblico composto per lo più da militari inglesi ed americani.
L’inizio dello spettacolo si svolge in ambiente invernale. Edo Edi/De Sica intona la celeberrima “Serenata a Vallechiara”, o meglio “Sun Valley Serenade”, che vediamo qui in un estratto con Glenn Miller in persona che dirige la sua orhcestra e la cantante Pat Friday (l’attrice Lynn Bari, qui doppiata, canta appunto con la voce di una delle fidate collaboratrici di Miller):



Dopo un brano cantato da Dory/Berté (La polka dell’amore), è la volta dell’esibizione della prima donna Prima/Biagini, direttamente in inglese maccheronico. Di questa simpatica esibizione, il tubo conserva fortunatamente testimonianza:




Chiusura quindi del medley introduttivo, con un altro successo di Glenn Miller, "Chattanooga Choo Choo", che qui rivediamo nell’esecuzione del grande trombonista e della sua orchestra:



Come spiega Tedeschi, le cose stanno cambiando: l’arrivo degli alleati ha riportato un poca di speranza dopo l’occupazione nazista e finalmente adesso la gente pare anche avere un po’ più di voglia di divertirsi (“almeno si può ridere dei nostri guai e dei potenti che ce li procurano”). A vegliare sulla sicurezza degli italiani, pensa adesso la MP. E proprio in divisa da MP si esibisce il quartetto dei cantanti/attori al completo in una poco sottile ma divertente satira sulla situazione corrente:



Terminato lo spettacolo, la compagnia al completo si reca in un locale in compagnia del colonnello inglese (a quanto pare, per una volta, non sono state le due donne della compagnia ad attirare la sua attenzione…tanto per rimanere in tema con quanto si diceva a proposito della prima puntata):

https://www.youtube.com/watch?v=24lBJN64a6Y&t=1s

Mentre impresario (monarchico) e capocomico (repubblicano) discutono sul referendum prossimo venturo, si esibiscono i due uomini della compagnia, in onore degli ufficiali inglese che hanno quanto meno loro permesso di non patire la fame per una sera. Qui di seguito, l’esibizione di Pippo Franco/Sgabelloni:



Fa a questo punto la sua comparsa il nuovo personaggio interpretato da Tedeschi, un italo-americano sbruffone e chiassoso (che nella parlata ricorda peraltro il mitico Deciocavallo di Totòtruffa 62) che si dichiara impresario di Broadway alla ricerca di talenti stranieri per le nuove produzioni del noto teatro newyorchese.

Ovvio che l’opportunità di poter finalmente dare una svolta alla carriera, alletti non poco i quattro attori della compagnia, che si trovano così costretti a dover comunicare a Frangimei e Franzolini la loro indisponibilità a continuare l’attività con la compagnia, rompendo il contratto (che, peraltro, come fa notare l’impresario, non c’è mai stato). Vediamo quindi un bel balletto con Mastelloni protagonista sulla figura del Sciuscià (una delle cose migliori della puntata, raccomando la visione su RaiPlay).

De Sica, cacciato in malo modo dai due responsabili, si esibisce comunque in una bella esecuzione di “Munasterio e santa Chiara”, che naturalmente non è rintracciabile sul tubo. Ma fortunatamente, restiamo in famiglia ascoltando quest’altra toccante esibizione…



Accusato anche il colpo del comico Sgabelloni che annuncia a sua volta l’addio alla compagnia (ed invita i due responsabili ad andare dall’impresario americano per farsi rimborsare le dovute penali), assistiamo quindi all’esibizione, come dire, un poco demotivata :lol: , della prima donna Prima/Biagini in uno dei grandi successi dell’epoca, “Veleno” (peccato che il lacerto che si trova sul tubo sia davvero brevissimo…):



Nel Frattempo, Frangimei e Franzolini si sono recati dall’impresario collaboratore di Ziegfeld (o sedicente tale), che conferma loro l’ingaggio di tutta la compagnia per una lunga tournèe negli States: come anticipo per le spese vive ciascun componente della compagnia dovrà versare una caparra di tremila lire (venti componenti, fanno sessantamila lire, una sommetta di non poco conto). Chiuso il contratto, la compagnia torna al lavoro.

Vediamo quindi la parte finale dello spettacolo, che inizia con questo bel balletto interpretato da una Dory/Berté “abbronzata”, che si esibisce in “Bongo Bongo” (anche qui i soliti quaranta secondi tratti da Techetechteté…tocca accontentarsi):

https://www.youtube.com/watch?v=P4MmYMIQ1yE

Mentre Frangimei e Franzolini ricevono la visita del loro mecenate (cui versano l’anticipo), va in scena uno sketch assai celebre, che ricordavo benissimo perché la prima volta che avevo visto la trasmissione (in qualche replica durante gli anni ’80) da bambino, mi era rimasto particolarmente impresso:



Segue quindi il finale, con tutti gli attori della compagnia impegnati in parodie dei grandi divi di Hollywood: dalla Davis a Clark Gable (Edi/De Sica) ad un esilarante Franco/Sgabelloni in trench chiaro come Humphrey Bogart (opportunamente svillaneggiato dal pubblico). Divertentissima la Prima/Biagini imparruccata nelle vesti di Rita Hayworth:



Gran finale con i tre uomini impegnati nell’imitazione dei “Tres Caballeros” ed uno dei primi grandi successi della Pizzi:



Proprio mentre tutti stanno festeggiando l’imminente partenza per l’America (Frangimei/Agus, preso dall’entusiasmo, esclamerà: “Questo a Broadway resterà su per anni”…), dalla tasca di uno dei macchinisti spunta un giornale che riporta la ferale notizia: “arrestato truffatore italo-americano di piccole compagnie teatrali”…ovvia la conclusione (stavolta leggermente variata) di Scotti/Franzolini: “Bambole non c’è un’am-lira!”
franz75
Settantiano guru
Settantiano guru
Messaggi: 1204
Iscritto il: mar 11 apr 2017, 12:22

Re: Bambole non c'è una lira

Messaggio da franz75 »

Premetto subito che per le ultime tre puntate il materiale derivante direttamente dalla trasmissione è davvero poco, toccherà quindi accontentarsi di surrogati, comunque validi (spero).

La quarta puntata si svolge negli anni cinquanta; la datazione esatta è piuttosto difficoltosa, in quanto nel corso della trasmissione vengono ripresi motivi e canzoni che coprono tutto il decennio.
Lo spirito è comunque diverso: come fa notare Tedeschi all’inizio della puntata (nei panni di un venditore di noccioline e bibite durante lo spettacolo): “Dopo tanta mordacchia la gente adesso vuole abbaiare…e allora…buh! buh! sul biancofiore…buh! buh! su stella e corona…ma sì…alla fine è sempre il solito Avanti e indré”.

La qualunquistica affermazione introduce non soltanto il pezzo d’apertura (una versione, appunto, parecchio qualunquistica del noto successo di Nilla Pizzi, che descrive la parabola di vita di un qualsiasi cittadino italiano, sempre vessato: da quando era bimbo e gli facevano indossare la divisa da balilla a quando, da adulto, deve sottostare a tasse e burocrazia sempre più oppressive), ma pure il personaggio chiave della puntata.

Si tratta del solito Tedeschi, che indossa i panni del milanesissimo commendatore Augusto Augustarelli, un neo senatore dell’Uomo Qualunque, il movimento fondato da Guglielmo Giannini e che ebbe un exploit piuttosto importante nelle elezioni per l’Assemblea Costituente.
Con le mani in pasta dappertutto (la caratterizzazione di Tedeschi lo dipinge come un avido speculatore: “Milano è la capitale degli industriali; Roma è la capitale di coloro che si industriano…”), la sua presenza allo spettacolo è dovuta al fatto che egli pare essersi invaghito di Dory/Berté, la seconda donna.

E proprio a Dory tocca il balletto d’apertura su un celebre successo di quegli anni, rinverdito da un film del 1951 con la Pampanini e Rascel: “Bellezze in bicicletta”, qui proprio nella versione di Sivana Pampanini:



Dopo una scena in cui ci viene mostrato l’Augustarelli in tutta la sua volgarità (porta a cena la Berté in un ristorante gestito dal solito Tedeschi, dove tutto il personale è vestito a mo’ di antica Roma…), la compagnia, grazie alla promessa di un ricco ingaggio da parte del senatore, parte alla volta di Sanremo, dove di lì a poco si svolgerà il Festival della Canzone Italiana (e difatti la prima donna si mostra assai contrariata del fatto che vi siano ovunque le foto dei cantanti e non le sue…).

Alla presenza del politicante e dei suoi non meno volgari amici, la compagnia prova così il nuovo spettacolo.
Inizia un divertente Christian De Sica con una parodia di “Mes mains” di Becaud, che, ovviamente, sul tubo non c’è. Avevo pensato di postare l’originale, ma poi mi sono ricordato di un sketch molto celebre su questo stesso tema (parodia di canzone “esistenzialista” francese) che è uno dei cavalli di battaglia di colui che è forse l’ultimo dei grandi attori brillanti di teatro ancora in attività:



A seguire, una scenetta con Franco e De Sica nella quale quest’ultimo (in giacca chiara e ascot) prende in giro in modo garbato…suo padre e le modalità del cinema neorealista, che amava far recitare nelle sue pellicole attori non professionisti…immagino molti di voi la ricordino, o almeno me lo auguro, dato che sul tubo non si trova. :)

Nella scenetta seguente, invece, si commenta in modo piuttosto sguaiato un fatto di cronaca che aveva segnato una svolta epocale in ambito di costume:



Lo sketch è,come detto, piuttosto greve: una rivisitazione di “Balocchi e profumi” con Mastelloni “en travesti” nel ruolo della senatrice Merlin (che, detto con il massimo rispetto, fa in effetti assai ridere) e la Biagini nei panni di una peripatetica “sfrattata”.

La Biagini è protagonista anche del successivo numero, in cui imita Jane Mansfield, una delle “maggiorate” dell’epoca (che suscita difatti l’entusiasmo di Augustarelli, quando alla domanda su chi sia, Scotti/Franzolini gli risponde: “Commendatore…una tettona!”), che, se non ricordo male, morì giovanissima in modo spettacolarmente splatter in un incidente stradale.
L’entusiasmo del finanziatore della compagnia è talmente alle stelle che, sentendosi in buona vena, abbandona la compagnia per precipitarsi a giocare al casinò, luogo i cui fino a non tantissimi anni fa si teneva il Festival della Canzone Italiana.
Segue un bel numero di Loredana Bertè sulle note di una simpatica canzone di Paolo Bacilieri, “La ragazza col montgomery”:



Il numero successivo è probabilmente la cosa migliore della puntata ed una delle migliori dell’intera serie: Isa Prima/Biagini (con tanto di scala, levrieri e turbante) interpreta uno dei maggiori successi di Wanda Osiris, “Galanteria”…suscitando l’invidia di Edo Edi/De Sia che cerca di immaginare come sarebbe la versione al maschile di questo splendido brano:



Intanto, il commendator Augustarelli, insiste a giocare il numero 18 ala roulette, che però, sfortunatamente, non esce mai…ed allora insiste ancor di più, cambiando assegni a profusione…

La prova della compagnia va avanti, con uno sketch celeberrimo, che era uno dei cavalli di battaglia di Agus (in questo caso è proprio Frangimei/Agus a sostituirsi a Edi/De Sica che dice di sentirsi indisposto), dato che, oltre alla versione del nostro varietà (non rintracciabile sul tubo), ne fece alla TV innumerevoli altre.
Vi propongo le due che si trovano disponibili: una è l’esatta copia di quella che si vedrà nel 1977. Solo che è presa da una trasmissione del 1958 e nella parte che sarà di Pippo Franco c’è nientemeno che Ugo Tognazzi (il modello è talmente evidente che perfino l’abbigliamento e le smorfie che farà Franco/Sgabelloni sono pressoché identiche a quelle del grande attore cremonese):



Nel 1985 (ed è una versione che ricordo perfettamente), Agus fa invece copia con un mostruoso Gino Bramieri.



E’ appena il caso di notare, come nella versione più tarda, siano stati espunti tutti o quasi i riferimenti che potrebbero urtare il “politically correct” odierno. Altro fatto degno di nota: nella versione del 1977 ed in quella del 1985 il “povero negro” viene raccomandato niente di meno che da Andreotti…nel 1958, invece, con la DC e Andreotti ben saldi al potere (anche della Rai) il raccomandante è “solo” (si fa per dire) Enrico Mattei… ;)

Dopo un altro sketch (non particolarmente rilevante) con Pippo Franco nei panni di un “burino” che è appena stato a Roma per il Giubileo del 1950, la puntata si chiude con un altro numero estremamente kitsch dedicato alla città eterna, nel quale Prima/Biagini, vestita da cupola di San Pietro (!), canta uno dei grandi successi di Renato Rascel:



Nel frattempo…beh, nel frattempo il commendatore Augustarelli ha continuato a perdere in continuazione alla roulette e, completamente rovinato, deciderà di chiudere la sua esistenza in modo assai inglorioso nella stanza di lusso del suo hotel.

Ancora una volta, davanti alla corona di fiori in memoria del munifico anfitrione, Franzolini/Scotti dovrà dichiarare il solito sconsolato “Bambole, non c’è una lira!”. Solo che stavolta, prima della sigla finale, andrà in sottofondo la canzone vincitrice di uno dei Festival degli anni Cinquanta (forse il 1951?). Ho preferito questa versione un po’ più tarda, sia perché è dal vivo, sia perché la cantante è in compagnia di un altro monumento nazionale:

Avatar utente
Sua Eccellenza
Amministratore
Amministratore
Messaggi: 453
Iscritto il: sab 25 ago 2012, 15:41
Contatta:

Re: Bambole non c'è una lira

Messaggio da Sua Eccellenza »

franz75 ha scritto:Insight ...
Come sempre, chiedo moderazione qui e nell'altra discussione di vostra conoscenza.

Provvedo a mia discrezione a rimuovere ciò che ritengo eccessivo e travalicante lo spirito ed il regolamento del forum.

Non mi aspetto repliche per cortesia, e grazie della comprensione.
Sua Eccellenza
Fondatore di Anni70.net
Rispondi