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Sanford and Son robivecchi

Produzioni per il piccolo schermo, ad episodi o puntate
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lespaul
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Re: Sanford and Son robivecchi

Messaggio da lespaul »

Sono la terza mosca bianca...
:D
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Re: Sanford and Son robivecchi

Messaggio da Insight »

Siamo uno sciame ormai :)
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Milord
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Re: Sanford and Son robivecchi

Messaggio da Milord »

in questo forum cominciano a svolazzare troppe mosche bianche,
adesso dò una bella spruzzata di insetticida Raid,
...li ammazza stecchiti:
K-SSSSSSSSSSSSSS
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Re: Sanford and Son robivecchi

Messaggio da Insight »

Aiutoooooo !!! :)
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barbatrucco
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Re: Sanford and Son robivecchi

Messaggio da barbatrucco »

Lo spaventoso giustiziere di insetti dei caroselli :lol:

Comunque, posso capire l'antipatia per le "risate in scatola", cosa che gli italiani in realtà sperimentarono brevemente fin dall'alba degli anni '60 quando la Rai trasmise una dozzina circa di puntate del famoso "Lucy Show", la "sit-com" americana anni '50 con Lucille Ball che ebbe anche un paio di seguiti e fu reintitolata "Lucy ed io".

L'effetto fu quello dell'americanata sciocchina, anche un po' straniante perché probabilmente molte battute andarono perse nella traduzione. Infatti, prima degli anni '80, quando furono importati altri telefilm con queste caratteristiche le risate vennero omesse.

Tuttavia, non sempre i lazzi erano artificiali poiché spesso questi prodotti venivano registrati in teatro alla presenza di un pubblico (e credo si faccia ancora), probabilmente anche per testare l'efficacia delle battute oltre che per trasmettere il senso di un divertimento spontaneo.

E non lo facevano solo gli americani, ma anche gli inglesi: proprio Sanford & Son è, come si può leggere nei titoli, la reinterpretazione in chiave americana della serie britannica Steptoe and Son trasmessa tra gli anni '60 e '70 e che includeva le risate. La versione americana ha naturalmente degli aspetti in comune con l'originale, ma è più "funky" (ovvio!) e se ne può intuire in questo senso la settantianità, laddove peraltro l'originale, dietro la stessa facciata scalcinata e scanzonata, lasciava a volte trasparire di più il rapporto problematico tra un padre ingombrante e un figlio che cercava disperatamente di emanciparsi, nella più tipica tradizione "nera" dello humour d'Oltremanica.

Nel complesso Sanford & Son, se non ci si fa condizionare dall'aurea anni '80 con cui può essere percepita da noi, era una serie gustosa che apriva con leggerezza un certo spaccato del proletariato nero degli anni '70 (pur con tutti i limiti di un prodotto del genere) e mi divertivo a a guardarla.

E' anche un documento interessante per il ruolo da protagonista di Redd Foxx (il padre, e una di quelle facce che diventano un po' dei parenti come tanti personaggi di quegli anni): mi stupii anni dopo a leggerne il nome nell'autobiografia di Malcom X (cioè quando ancora non interpretava il telefilm), il quale Malcom ricordava di averlo conosciuto, se non sbaglio, prima che diventasse un comico di successo e sottolineandone l'irresistibile verve. Fra l'altro, Foxx era famoso per il suo umorismo pepato e "vietato ai minori": nell'accettare il ruolo, che ne aumentò la popolarità e lo sdoganò presso un pubblico più vasto, dovette ovviamente annacquare il suo spirito, ma qua e là qualcosa di quell'attitudine emergeva anche in questi episodi televisivi.
Ultima modifica di barbatrucco il dom 11 nov 2018, 23:38, modificato 3 volte in totale.
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Milord
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Re: Sanford and Son robivecchi

Messaggio da Milord »

ottima analisi Barbatrucco (...ti sei salvato in corner dalla spruzzata di "Raid il giustiziere" :mrgreen: )

in effetti molte di queste sitcom erano veri e propri spettacoli teatrali con pubblico in sala (o accanto al teatro di posa) e le risate erano prese in diretta, come testimoniano anche le pause che gli attori si danno tra una battuta e l'altra (intercalata appunto da sganasciate e applausi degli spettatori), una pratica che si userebbe anche in tempi recenti, si pensi alla serie moderna "La Tata" di e con Fran Drescher (aka Francesca Cacace), laddove nell'ultima puntata il cast al completo s'inchina e saluta il pubblico in platea.
Il burbero Fred inoltre dà un tocco "reazionario" al personaggio, che in più di un'occasione atteggia un che di "razzismo al contrario", ovvero non è il classico negro che subisce, ma anzi ce l'ha quasi a morte (metaforicamente) contro i bianchi, i portoricani (Julio), i musi gialli (ciu-ciu) em_mad
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Re: Sanford and Son robivecchi

Messaggio da Insight »

Meglio scrivere "nero", sai... "Negro" è una brutta parola.
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barbatrucco
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Re: Sanford and Son robivecchi

Messaggio da barbatrucco »

Mi pare evidente che Milord si riferisse a uno stereotipo, quello che gli stessi neri americani chiamavano "Zio Tom" rifacendosi al romanzo (probabilmente, oggi come oggi sarà un'espressione gergale caduta in disuso).

Fra l'altro, giova ricordare che da noi, ancora negli anni '70, "negro" era un termine che di suo non aveva una connotazione offensiva e veniva utilizzato genericamente per indicare una categoria di persone tanto nel linguaggio comune quanto in contesti più ufficiali, ad esempio mediatici o accademici, anche quando il significato di un discorso escludeva palesemente ogni intento razzista.

In una società fortemente orientata in senso progressista certe preoccupazioni "politically correct" erano al di là da venire, pur essendoci già determinati segnali che non lasciavano presagire niente di buono.

Ovvio poi che ai giorni nostri "negro" sia un termine inaccettabile e che le preoccupazioni di cui sopra non siano, nella loro essenza, semplici fisime.

Comunque, tornando al telefilm, è vero ciò che scrive Milord, quasi come se Fred Sanford fosse a volte, ironicamente, un corrispettivo nero di "Arcibaldo" del telefilm omonimo (il settantiano, ma da noi ottantiano, All in the family) anche per contrapporlo ancor più al figlio; tuttavia, mi pare di ricordare che non di rado Fred si dimostrasse inaspettatamente più aperto dell'erede rispetto a determinati temi, ad esempio l'omosessualità, laddove peraltro i rilievi di Lamont sembravano di tipo più protettivo che pregiudiziali, temendo un'ingenuità del padre rispetto a una data situazione.

In pratica, era un po' come se Fred assumesse certi atteggiamenti più per difesa che per genuina ostilità, stratagemmi narrativi a parte.
Ultima modifica di barbatrucco il lun 14 gen 2019, 22:59, modificato 3 volte in totale.
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Re: Sanford and Son robivecchi

Messaggio da Milord »

come ha ben dedotto Barbatrucco,
il "negro" da me usato è in tono con l'epoca settantiana, quando il termine non aveva alcunché di spregiativo, a meno di allargarlo all'espressione "sporco negro".
Col tempo è arrivata l'orda del politically correct (che ha contagiato pure il mondo femminile) e anche i linguisti si sono dovuti inchinare, direi anche in modo ridicolo
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Re: Sanford and Son robivecchi

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A parte che il termine "negro" già negli anni Sessanta non si usava più se non in senso dispregiativo; comunque non è che se io parlo di un'epoca trascorsa devo anche esprimermi con il linguaggio di quell'epoca. Se ora mi mettessi a scrivere di Dante, dovrei quindi usare il volgare del Trecento? Dai ragazzi, su. Milord, fai un po' come vuoi, ma sappi che io mi vergogno per te.
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