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Il Segno del Comando

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Re: Il Segno del Comando

Messaggio da Quickdraw »

Dopo lunghe ricerche in rete, consultando i giornali disponibili e diversi siti che ne parlano, ho realizzato questa recensione che condivido con gli amici del forum. Al termine ho indicato le fonti che mi hanno aiutato nella stesura e ho indicato anche i riferimenti agli articoli dei giornali che ho trascritto.
Spero vi piaccia :) Se ho scritto inesattezze vi prego di intervenire per le opportune correzioni.
E' un omaggio che ho voluto rendere ad uno sceneggiato che ho rivisto recentemente e che mi è piaciuto molto.
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Ultima modifica di Quickdraw il gio 5 nov 2015, 10:20, modificato 1 volta in totale.
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Re: Il Segno del Comando

Messaggio da Quickdraw »

Il Segno del Comando è uno sceneggiato prodotto dalla RAI Radiotelevisione Italiana, scritto da Flaminio Bollini e Giuseppe D'Agata con la collaborazione al soggetto di Dante Guardamagna e Lucio Mandarà. Le scene sono di Nicola Rubertelli, l’arredamento di Gerardo Viggiani, le musiche di Romolo Grano. Delegato alla produzione Gaetano Stucchi, per la regia di Daniele D'Anza.
Lo sceneggiato divenne anche un libro scritto da Giuseppe D’Agata ed edito da: Rusconi Editore, Milano, 1987, pp. 220 (Goldmann, München, 1990; ristampa Newton & Compton, Roma, 1994).
Fu un grande successo televisivo con una media di 14.800.000 spettatori.
Ad elaborare il soggetto furono Dante Guardamagna e Flaminio Bollini nel lontano 1968, a loro si aggiunsero Lucio Mandarà e Giuseppe D'Agata. Il soggetto così pronto, venne ceduto alla Rai che lo tenne per un po’ nel cassetto e alcuni anni dopo darà il via alla sua realizzazione.
I 4 autori si misero al lavoro per la sceneggiatura, ma sia Guardamagna che Mandarà decisero di lasciare. Anche Bollini lasciò il progetto (avrebbe dovuto essere il regista), restò il solo D’Agata a terminare la sceneggiatura e dopo la preparazione in studio, iniziarono le riprese tra Roma e Napoli.
Il soggetto di base trova la sua ispirazione nella serie francese che fu un successo anche nella nostra tv di metà e fine anni 60, ovvero “Belfagor”, dove già si trattavano temi misteriosi e occulti con la Setta dei Rosa Croce e il fantasma della divinità caldea. In virtù di tale successo, anche la Rai volle fare altrettanto e decise quindi di dare avvio al soggetto cedutogli dai 4 autori.

Riporto da un articolo della “Stampa” del 10/02/1971 di Enrico Morbelli, un’intervista al duo D’Anza e D’Agata durante le riprese dello sceneggiato:
“< Il Segno del Comando è un originale televisivo che si snoda nei territori insoliti dell’occultismo e della magia, che fonde nel racconto la ricerca e l’erudizione letteraria con le secolari discipline della metapsichica e della parapsicologia, che somma i temi del sentimento e della razionalità con le paure sotterranee e le angosce soprannaturali. Rompendo tutti gli schemi preesistenti il lavoro sollecita la curiosità e l’inquietudine dello spettatore d’oggi, la cui propensione per la dimensione irrazionale dell’esistenza esprime il disagio di un mondo in cui i conti tornano sempre meno >.


Sempre dalla “Stampa” del 21/01/1971, il racconto dell’antefatto in un articolo di Enrico Morbelli:
“< Il giallo denso di avvenimenti apparentemente sovrannaturali e magici che ingarbugliano ancor di più la matassa, doveva intitolarsi “La casa di O.”, ma è stato preferito “Il Segno del Comando” perché è proprio questo l’oggetto misterioso che tutti si contendono.
George Byron nel suo diario scrive di essere stato a Roma, ospite di O. e di aver partecipato in quella casa a cerimonie misteriose allietate da musiche celestiali...
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Il professor Forster scopre alcune parti inedite del diario byroniano e pubblica su una rivista specializzata il suo commento ai brani ritrovati, dicendosi convinto che certe descrizioni dei luoghi siano frutto della fantasia del poeta. Un giorno riceve una lettera firmata da un certo Tagliaferri, pittore romano, in cui si sostiene che quella piazzetta descritta da Byron, non è frutto di fantasia ma esiste sul serio. Forster decide allora di partire subito per Roma dove peraltro dovrà tenere una conferenza, ed invano cerca di mettersi in contatto con il Tagliaferri che risulta essere un pittore morto dell’ottocento….>”[/i]

Ugo Pagliai interpreta il Professor “Edward Lancelot ForsterImmagine
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il protagonista principale del racconto, un professore di letteratura inglese specializzato sulla vita e le opere dello scrittore Lord Byron, di cui ha appena scritto un articolo. Traducendo un diario che Byron ha scritto nel 1817 quando si trovava a Roma, ha scoperto una sua poesia inedita.
“ 21 Aprile. Notte. Ore 11. Esperienza indimenticabile. Luogo meraviglioso. Piazza con ruderi di tempio romano, chiesa rinascimentale e fontana con delfini. Messaggero di pietra. Musica celestiale. Tenebrose presenze.”
Forster giunge a Roma su invito dell’amico Powell, che ha organizzato una conferenza proprio sullo scrittore inglese da tenersi nella sala del “British Council” di Roma in occasione della settimana Byroniana. Ma il suo viaggio è motivato anche da una strana lettera ricevuta dal pittore Marco Tagliaferri.
Al suo interno è contenuta una fotografia che illustra una piazza di Roma, una piazza che è stata descritta all’interno di un diario di George Byron; Forster pensa che il luogo sia fittizio, inventato dal poeta, mentre Tagliaferri sostiene che esista. Arrivato nella capitale, scoprirà che nessuno ha mai visto o sentito parlare di quella piazza, ma a turbargli lo stato d’animo è il fatto che dopo essersi recato in via Margutta 33 - interno 13, dove dovrebbe abitare il pittore, una donna gli dice che Tagliaferri è morto addirittura da cento anni ! Essendo un uomo razionale Edward cercherà di non lasciarsi fuorviare dalle leggende popolari, ma resterà piuttosto colpito quando cominceranno ad accadere fatti sconcertanti come il suo incontro con “Lucia”. Immagine
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E’ l’attrice Carla Gravina ad impersonare questo personaggio che emana fascino e mistero, vestita con abiti antichi, dai capelli rossi e dagli splendidi occhi verdi, come lo stesso Forster la descrive, e che dopo le prime “apparizioni” sembra sfuggire il povero Professore che vanamente la insegue più e più volte fra i vicoli e le strade di Roma. In realtà è la modella del pittore Tagliaferri o meglio è il suo fantasma, essendo vissuta e morta, nel 19° secolo, suicida dopo la morte del pittore.
Lucia lo accoglie alla soglia della casa del pittore defunto e con una scusa gli impedisce di entrare, gli dice che il pittore non è in casa ma che avrebbe fatto modo di farli incontrare quella sera in una taverna di Trastevere; gli raccomanda comunque l’albergo “Galba” e gli dice di andare dalla direttrice Giannelli a suo nome.
Entra in scena un nuovo personaggio femminile, la Sig.ra Giannelli, interpretata dall’attrice Silvia Monelli,
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professionale ma non troppo espansiva. Sorprende Forster dicendogli di non conoscere nessuna Lucia, il che lascia il professore alquanto perplesso. Solo in seguito scoprirà che la direttrice si occupa anche di occultismo e di sedute spiritiche.
Nell’albergo, vi sono altri due ospiti, uno dei quali è un’amica di Forster, Olivia interpretata da Rossella Falk,
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connazionale del professore e da lui conosciuta in Inghilterra.
La trova però diversa: nervosa e logorroica, sempre con il bicchiere in mano e intenta a guardare alla tv un concerto di musica classica, fatto non in linea con la sua personalità.
Olivia gli presenta il suo attuale compagno che lei chiama “Barone Rosso”, è Lester Sullivan cui presta le sembianze l’attore Carlo Hinterman.
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Sembra essere coinvolto in traffici illegali che coinvolgono il suo lavoro di antiquario, infatti si trova a Roma per partecipare alle aste di pezzi antichi, tra cui quelli del Principe Anchisi, ma forse le sue vere intenzioni sono altre…Olivia non lo sopporta, ma vi resta comunque legata senza che si capisca bene il motivo.
Forster sale comunque in camera sua ma non si accorge che qualcuno sta seguendo le sue mosse.

Ad aiutare il professor “Lancelot”, ma lui non ama molto quell’altisonante nome, c’è il suo amico George Powell, l’attore Massimo Girotti.
E’ l’addetto culturale presso l’ambasciata inglese a Roma e ha molte conoscenze nella capitale, soprattutto tra le belle donne. E’ lui ad aver organizzato la conferenza su Lord Byron in cui Forster rivelerà le sue ultime scoperte sui diari dello scrittore; segue da vicino Edward allo scopo di guardargli le spalle, il suo comportamento piuttosto “distratto” cela però altri fini…. Immagine
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Altro aiuto il professore lo riceve da Barbara, l’attrice Paola Tedesco, la segretaria “perfetta” di Powell all’ambasciata. Appassionata di archeologia si presta subito ad aiutare Forster nelle sue ricerche a partire dalla misteriosa foto di Tagliaferri.
Dopo aver fatto visita all’ambasciata inglese, Forster si reca fiducioso all’appuntamento con Lucia, il luogo prescelto è la “Taverna dell’Angelo”; Immagine
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ma il pittore non arriva (e come potrebbe) e il professore forse beve troppo e cade a terra svenuto; tra visioni evanescenti si intravede il pittore Tagliaferri che scende le scale ed è identico al professore. Questi si risveglia, stordito, nella sua auto e scopre che gli hanno portato via la borsa in cui conteneva i micro film con brani non ancora decifrati del diario romano di Byron. Non solo, il commissario presso cui si era recato per fare la denuncia, gli dice che quella taverna non esiste ! Sempre più confuso Forster ritorna alla sua auto e vi trova il medaglione con la civetta che Lucia portava al collo.

Il giorno dopo Forster ritorna deciso in via Margutta e qui incontra un altro personaggio, il Colonnello Tagliaferri,
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l’attore Augusto Mastrantoni. Si chiama allo stesso modo perché è proprio l’ultimo discendente di quella famiglia. Racconta a Forster della morte molto misteriosa del pittore e svelerà che Lucia era la sua modella, morta anche lei, il cui fantasma bazzica ancora nello studio. Invita il professore nella sua casa, posta di fronte a quella del pittore e gli mostra la sua notevole collezione di orologi cui è legato non solo come passione, infatti crede che il suo cuore non batterà più nel momento che uno dei suoi orologi si dovesse fermare (cosa che purtroppo si verificherà davvero alimentando il mistero). Sarà lui che farà in modo di dare la chiave dell’appartamento del pittore a Edward. Per il momento gli consiglia di andare in un locale, il “Caffè Greco” dove Forster scopre un autoritratto del pittore che è uguale a lui tranne per un paio di baffi. Immagine
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Il professore torna in albergo un po’ perplesso e riceve una telefonata che gli dice di recarsi al cimitero degli inglesi a Roma. Powell lo accompagna e Forster rintraccia la tomba del pittore Tagliaferri inseguendo una ragazza che gli sembrava Lucia, poi vede addirittura il pittore defunto, ma quello che più allarma Forster sono le date scritte sulla lapide: la data di nascita del Tagliaferri è uguale alla sua, ma con cento anni di differenza: 28/03/1835; non solo, il pittore è morto sempre lo stesso giorno ma del marzo 1871. Guarda caso il 28/03/1971, ossia cento anni dopo nello stesso mese e giorno, Forster dovrà tenere la conferenza su Byron!

Sempre più preoccupato, su consiglio di Olivia, Forster mostra il medaglione avuto da Lucia ad un esperto d’arte, Prospero Barengo (l’attore Roberto Bruni). Questi non ha dubbi, il medaglione porta la firma di “Ilario Brandani”, un orafo del 1700 che praticava anche la negromanzia. Per “coincidenza” il sig. Brandani è nato il 28/03/1735 ed è morto il 28/03/1771, duecento anni prima della nascita di Forster e cento prima di Tagliaferri (e sono tre !)
Non è tutto, Barbara rivela al professore che quella famosa foto non è altro che un fotomontaggio ricavato da un quadro dell’800. I due vanno in biblioteca per cercare indizi sul quadro e si presenta sulla scena il misterioso ed eccentrico Principe Raimondo Anchisi. E’ interpretato da Franco Volpi, Immagine
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un nobile ormai decaduto che è costretto a vendere i cimeli di famiglia. Anche il Principe è appassionato di Lord Byron, di cui possiede una vasta collezione in libri e opere, così completa che sorprenderà lo stesso Forster. Ma Anchisi nasconde un altro interesse più segreto…
Scoprendo che il quadro della piazza è di proprietà del Principe, Forster si reca di notte al Palazzo Anchisi, Immagine
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ma sembra non esserci nessuno tranne il fantasma di Lucia che se ne va in giro con un candelabro in mano !
Forster riferisce l’accaduto a Powell e a Barbara e scopre che c’è proprio una leggenda non molto incoraggiante sul fantasma del palazzo Anchisi: chiunque vede quella ragazza muore nel giro di un mese.
Il professore decide di recarsi nuovamente a Palazzo Anchisi e incontra il principe che sta avendo una “poco” cordiale conversazione con Sullivan che vuole convincerlo a vendere i suoi quadri.
Congedato Sullivan, Anchisi accompagna Forster nel suo studio e gli mostra la sua collezione di libri su Byron e molti altri volumi esoterici. Però il quadro che interessa a Forster è appena partito per essere venduto.

Chi sta per morire davvero è il Colonnello Tagliaferri, ricoverato in ospedale. Su sue istruzioni, la nipote, dà a Forster la chiave dello studio del pittore defunto. Qui il professore recupera la valigetta contenente i microfilm del diario di Byron (e incontra anche Powell che lo stava seguendo).
Nel frattempo, il quadro di Anchisi, una “Fantasia architettonica su motivi romani”, posto in vendita, viene acquistato da un “anonimo” compratore che supera Edward nelle offerte.
Un ennesima telefonata misteriosa informa il professore che il quadro è nuovamente disponibile ed è invitato a recarsi in un antico palazzo Immagine
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dove, in un’atmosfera carica di tensione, viene coinvolto in una seduta spiritica. Immagine
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Tra i partecipanti anche la Sig.ra Giannelli e una medium il cui volto è nascosto da un velo.
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Lo spirito evocato è di Marco Tagliaferri il quale rivela che il dipinto è “custodito in una barca a remi” (gli spiriti parlano sempre per enigmi). Forster gli chiede come sia morto, ma il pittore gli risponde che era già morto 100 anni prima e così anche Forster. A questo punto la medium urla e sviene, tutti spariscono e Forster prova a soccorrerla scoprendo che è Lucia ! Scompare anche lei e Edward, a stento, trova una via d’uscita scoprendo che il palazzo è la “Sartoria teatrale Paselli” (quello che confeziona gli abiti ad Anchisi).

Ritornato in albergo, il portiere lo informa che Olivia e Sullivan sono partiti all’improvviso e non hanno lasciato messaggi. Forster vede poi la Giannelli rientrare con Lucia, ma quando prova a chiederglielo, la donna nega con fermezza, poi arriva una telefonata che lo avverte della morte del Colonnello Tagliaferri.
Forster va a trovare la nipote di Tagliaferri e scopre che un suo orologio, realizzato sempre da Brandani, aveva smesso di funzionare, coincidenza ? Sull’orologio il professore legge un’incisione che nomina la chiesa di Sant Onorio, ma, giunto sul posto, non sembra esserci nessun indizio rivelatore.
Ritornato ai suoi microfilm, Forster riceve la telefonata di Sullivan che lo informa di importanti scoperte, ma la telefonata si interrompe bruscamente con colpi di pistola.
Forster si confida con Powell circa la scomparsa di Olivia e Sullivan e, ripensando ad Olivia, rammenta che nel loro primo incontro al “Galba”, stava ascoltando musica classica: il Salmo 17 di Baldassarre Vitali, i manoscritti del compositore si trovano proprio nella chiesa di S. Onorio. Ritornato in chiesa, Forster scopre che ci sono tutti tranne il 17°. Un direttore d’orchestra lo informa che quel salmo si dice che nasconda un messaggio segreto. Anche Anchisi gli mostra un libro del 1700 in cui si parla del “Segno del Comando”, un amuleto potentissimo, protetto da un messaggero "senza anima", in un luogo simile alla famosa piazza reputata fasulla.

Barbara, ripensando alla “barca a remi” dice a Forster di provare a cercare il quadro all’Isola Tiberina, poiché è sorta nel luogo dove si dice sia affondata una nave. Forster lo trova davvero, in un appartamento che Olivia sta facendo ristrutturare. Chiede spiegazioni ma Olivia è terrorizzata, gli dice che il quadro lo aveva preso Sullivan, ma poi è scomparso, e morirà anche lui se non scapperà via, i loro nemici, dice, hanno poteri sovrumani ! L’unica altra cosa che Edward scopre, è un trattato di metrica musicale di cui Sullivan voleva servirsi per decifrare un manoscritto di Baldassare Vitali.
Forster torna in albergo ma la notte ha un bruttissimo incubo che gli rivela la morte di Olivia e che gli mostra anche la sua tomba con la data del 28/03/1971.
Olivia viene trovata morta davvero, per una fuga di gas, si pensa ad un incidente o ad un suicidio, ma i dubbi restano. Onnipresente Powell, e Forster gli chiede di spiegare il perché della sua consueta presenza; Powell gli rivela di essere un agente segreto.

Inserisco un altro articolo tratto dalla “Stampa” di Ugo Buzzolan, pubblicato la Domenica del 13/06/71, prima dell’ultima puntata che sarà trasmessa la sera stessa:
“< Come finirà ? Cosa succederà ? Ma, ecco il grande dubbio, ci sarà poi un finale ? O tutto resterà avvolto nel mistero, sospeso in un’atmosfera da incubo indecifrabile ? E’ quando si chiedono milioni di italiani che stasera aspettando la quinta e conclusiva puntata…Un grosso successo, niente da dire, qualche voce discordante non è mancata, come sempre o di protesta….oppure voci di sufficienza intellettualistica: “cosette, piccoli trucchi, sappiamo tutto…”, il che non ha senso perché un clima di suspense, da che mondo è mondo, lo si ottiene per forza con determinati mezzi e sin quando esisterà il thriller, un corridoio tortuoso e in penombra, e una porta che si apre lentamente saranno risorse insopprimibili. Qui comunque gli autori non si sono accontenati di vani semibui e di usci cigolanti, ma si sono spinti assai più in là nel regno dell’inconscio in questo sfruttando il rinnovato interesse per le scienze occulte che si è registrato da alcuni anni….e hanno imbottito il racconto di elementi straordinari e raccapriccianti quali fantasmi con doppieri, gente che sembra viva ed è defunta da un secolo, ruderi, palazzi labirintici, sedute spiritiche, sogni con bare, cadaveri, pugnali e delitti, musiche arcane, rumori sospetti, ceffi sinistri….il tutto sullo sfondo di un’inedita Roma…tenebrosa, notturna, vaga, irreale, impalpabile, prodigiosamente deserta…Con il Segno del Comando, l’orrore è entrato.. anche nella casalinga dimensione del video. E’ un avvenimento che possiamo certo sottolineare, specie tenedo presente che sino ad ora anche i gialli televisivi più emozionanti avevano evitato situazioni troppo macabre in omaggio al principio che lo spettatore è un minorenne immaturo che va trattato con prudenza. Ma non è neanche un avvenimento da sopravvalutare. L’orrore giunge in tv dopo essersi sfogato per anni sul grande schermo…quella della tv è solo la solita operazione di recupero e allineamento in extremis….Un prodotto confezionato a regola d’arte…la recitazione: convinta; non ci sembra, per fortuna, che esistano risvolti moralistici, cauti messaggi sociali…la direzione è salda…>”

Il tempo stringe, Forster cerca di decifrare la frase scritta da Byron:
Ricordo ancora notte indimenticabile in casa di O. Che io possa essere dannato se accetto di nuovo in suo invito.” Nelle sue ricerche è sempre sostenuto da Barbara che lo aiuta nelle sue pause dal lavoro presso l’ambasciata, e il professore studia a casa della ragazza, i microfilm recuperati.
Riescono a scoprire che la O sta per Oberon e che si tratta di “Sir Percy O. Delaney”, la cui casa si trova in “Via delle Tre Spade 119”.
La data della preannunciata morte si avvicina e Forster sembra aver trovato l’indizio giusto, infatti non appena giunge nei pressi del luogo, sente una musica d’organo, la suona un anziano privo della vista il quale, invitando Forster alla finestra, gli mostra i ruderi del tempio romano, la chiesa e i delfini (essendo cieco non sa che ciò che descrive non esiste più), inoltre rivela il titolo del brano che stava suonando, si tratta del fantomatico Salmo 17 della “Doppia morte” di Vitali,
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ed è custodito in quella casa; il suo autore non volle lasciarlo alla chiesa di Sant Onorio perché sosteneva fosse maledetto. Leggendo il salmo, Forster scopre i versi erroneamente attribuiti a Byron:
"Voltai le spalle al Signore, E camminai sui sentieri del peccato
Voltai le spalle al Signore
E quando il tempo finì, Seppi che ero giunto dove non dovevo
Diritta è la strada del male
Ma quando lo compresi, La strada era finita
E anche l’anima mia, Perché avevo voltato le spalle al Signore
".
All’improvviso vede dalla finestra Lucia e si congeda dal suo ospite per rincorrerla, ma Lucia si dilegua agevolmente ed Edward si affanna a raggiungerla non accorgendosi che anche il redivivo Sullivan lo segue e lui, a sua volta è inseguito da Powell. Lucia entra nella sartoria Paselli (quella della seduta spiritica) e scompare di nuovo, Powell riesce a braccare Sullivan e lo accusa della morte della compagna, ipotizzando anche un suo interessamento per il “carteggio Von Hessel” risalente al tempo della guerra e che tratta dei rapporti tra inglesi e tedeschi durante la guerra. Cercando di scappare, Sullivan precipita e muore (stavolta davvero).

Siamo al 28/03, giunge l’ora della conferenza, Powell ne ascolta solo l’inizio poi si allontana.
Il professore rivela un primo errore sul suo articolo su Byron, ovvero i versi da lui attribuiti a Byron erano stati scritti in realtà da Vitali per il Salmo 17.
Era anche vera, e non immaginaria, la piazza che Byron descriveva nel suo diario, trovata grazie alla scoperta di chi fosse in realtà “O”, ossia “Oberon”, il soprannome di “Percy Delaney” un amico di Lord Byron che viveva a Roma in quel periodo. Ed è proprio dalla casa di Delaney, che in precedenza apparteneva a Vitali, che Byron affacciandosi, vide la piazza. In quella stessa casa il poeta, in una seduta spiritica, vide anche lo spirito del compositore che, occupandosi anche lui di negromanzia, aveva fatto fuori il suo rivale Brandani, al fine di impossessarsi del “Segno del Comando”. Brandani per vendicarsi, lanciò una maledizione e giurò di reincarnarsi in un uomo ogni 100 anni che avrebbe avuto la missione di recuperare il “Segno”, ma prima di compiere 35 anni. Vitali allora si preoccupò di nascondere l’amuleto, lasciando gli indizi per la sua scoperta nel Salmo 17.
E infatti dopo 100 anni, Brandani si reincarnò nel pittore Marco Tagliaferri che però fallì nella sua ricerca, ma fece il dipinto della piazza per lasciare almeno un indizio.
A questo punto il principe Anchisi, molto interessato all’argomento, gli chiede con insistenza chi sia il predestinato del loro secolo, Edward risponde di essere lui, ma ha scoperto dove si trova l’amuleto, gli indizi sono descritti nel Salmo 17 e indicano un cortile con la statua di un angelo (Angelos-Messaggero in greco) vicino alla casa di Delaney / Vitali. Immagine
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Proprio in quel cortile, Forster, al termine della conferenza, incontra Powell, il quale però gli dice che nessuno è venuto a fare ricerche. Trovano la botola che avrebbe dovuto contenere l’amuleto, ma è vuota, forse l’amuleto, se davvero c’era, è stato preso già da tempo. Cercando meglio e seguendo lo sguardo della statua dell’angelo, i due scoprono una siepe che cela una botola, vi entrano e si ritrovano nel cantiere della metropolitana. Mezzanotte sta per arrivare e Forster scivola, sta per essere travolto da una scavatrice (la maledizione sembra aver nuovamente colpito), ma una sirena interrompe provvidenzialmente i lavori, è mezzanotte e la maledizione sembra essere, ora, solo una leggenda.
Nel frattempo, Barbara, con una certa apprensione, aspetta con il commissario Bonsanti il ritorno del professore all’albergo, il suo arrivo la tranquillizza. Il professore dice al commissario che nessun membro della setta di occultisti capeggiata dal principe Anchisi, si è fatto vedere sul luogo del “tesoro”.
Ma Bonsanti sostiene che erano tutte fantasie e che Sullivan, che aveva mercanteggiato con i nazisti al tempo della guerra, cercava il prezioso “carteggio Von Hessel” da utilizzare per farci un bel po’ di soldi.
La setta del principe Anchisi sta tenendo in quel momento una riunione cui partecipa anche Powell. Il principe e la Giannelli pretendono delle spiegazioni da lui che credevano loro alleato, per tutta risposta Powell li sbeffeggia e, fingendo l’intervento della polizia, riesce ad uscire dal palazzo accompagnato dal disprezzo dei suoi ex-alleati.
All’esterno un poliziotto c’è davvero, è il commissario, cui Powell rivela di aver trovato davvero il “carteggio” di “Von Hessel”, un ufficiale delle SS che aveva abitato anche lui nella casa di Delaney e aveva utilizzato il Salmo di Vitali per nascondere la compromettente documentazione sotto la statua dell’angelo, carteggio che ora si trova in viaggio verso l’Inghilterra. Salutato il commissario , mette in moto la sua auto ma all’improvviso salta in aria sotto lo sguardo di Lucia (vendetta degli spiriti ?).

Più tardi Forster passeggiando per le vie di Roma ritrova la “Taverna dell’Angelo”, sorpreso vi entra e ad attenderlo c’è Lucia, vuole restituirle il medaglione con il simbolo della civetta che la ragazza aveva lasciato nella sua auto, Immagine
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ma Lucia gli rivela che è quello il famigerato “Segno del Comando”, l’aveva ritrovato tempo fa e lo aveva consegnato al professore fin dal loro incontro nella Taverna, è grazie a quello che Forster non è morto, interrompendo così la maledizione.
Lo sceneggiato termina così, senza chiarire in modo netto se Lucia fosse vera o no, se fosse un angelo o una strega come recita anche la canzone sigla dello sceneggiato:
Din don, din don, amore
Cento campane stanno a dì de no
Ma tu, ma tu, amore mio
Se m’hai lasciato ancora nun lo dì
La magia che tu c’hai ha l’occhi tui
La magia che ce sta in Roma mia
‘Na donna o ‘na strega,
che vaga in ‘sta città…
No, nun lo dì, nun parlà,
sei una donna o una strega, chi sa.
Me resta la speranza,
la speranza de quer sì.
Din don, din don, amore,
pure le streghe m'hanno detto no,
ma tu, ma tu, amore mio,
se m'hai stregato dimmelo de sì


Cento campane” composta nel 1952 dall’attore, sceneggiatore e compositore Fiorenzo Fiorentini. La sigla dello sceneggiato è la versione riarrangiata nel 1971 da Romolo Grano.
Il cantante è Nico Tirone, ex-leader del gruppo ‘Nico e i Gabbiani’.
“Cento campane” sarà poi cantata e portata al successo da Lando Fiorini.
Musica malinconica e romantica, all’opposto del Salmo 17, lugubre e angosciante.
Su alcuni filmati sul “tubo”, alcuni hanno scritto che la musica del Salmo è di Romolo Grano, basata su un originale di un anonimo, eseguita da Maria Valeria Briganti con l'organo dell'auditorium "Alessandro Scarlatti" della RAI di Napoli. Altri l’hanno attribuita a Luis Bacalov.

Ultimo commento dalla Stampa del 14/06/1971:
<Alle 22.05 di ieri sera i milioni di telespettatori inchiodati davanti ai televisori di tutta Italia…hanno liberato un gran respiro di sollievo dopo un ultimo brivido di paura…il copione è apparso elaborato con scaltrezza e la regia di Daniele D’Anza mai ha mancato di conferirgli quella suspense che personaggi vivi o defunti evocati da sedute spiritiche, hanno suscitato con il loro imprevedibile comportamento. Anche ieri sera nei circa 90 minuti richiesti dalla soluzione di tutti gli enigmi… lo spavento ha di certo turbato qualche teleutente… va detto che sceneggiatori e regista hanno amministrato l’horror con sagacia senza strafare quasi mai. Un passato tenebroso e un presente carico di enigmi sono stati fusi accortamente in una vicenda nella quale emblematiche musiche vecchie di secoli, sono andate d’accordo con sinistri richiami al nazismo, alla Roma del 1943 occupata dai tedeschi. Va infine sottolineato che alla credibilità del tortuoso e fantasioso intrigo hanno ben contribuito gli affiatati interpreti>”.

Le puntate hanno una durata di circa 60-70 minuti, mentre l’ultima supera i 90.
Domenica 16/05/1971 ore 21.00 - Programma Nazionale - 1a puntata;
Domenica 23/05/1971 ore 21.00 - Programma Nazionale - 2a puntata;
Domenica 30/05/1971 ore 21.00 - Programma Nazionale - 3a puntata;
Domenica 06/06/1971 ore 21.00 - Programma Nazionale - 4a puntata;
Domenica 13/06/1971 ore 21.00 - Programma Nazionale – 5 ed ultima puntata.

Personaggi ed interpreti:
Ugo Pagliai (il professore inglese Edward “Lancelot” Foster).
Carla Gravina (la modella del pittore Tagliaferri, Lucia).
Silvia Monelli (la direttrice dell’albergo Galba, Giannelli).
Rossella Falk (l’amica inglese di Forster, Olivia). Carlo Hinterman (Lester Sullivan, il “Barone Rosso” compagno di Olivia).
Massimo Girotti (il funzionario dell’ambasciata britannica a Roma, nonché agente segreto, George Powell).
Paola Tedesco (la segretaria di Powell all’ambasciata, Barbara).
Augusto Mastrantoni (il colonello Tagliaferri, discendente del pittore). Angiola Baggi (la nipote del colonnello, Giuliana).
Franco Volpi (il principe Raimondo Anchisi). Attilio Fernandez (il maggiordomo del principe Anchisi). Roberto Bruni (l’antiquario Prospero Barengo). Amedeo Girardi (il sarto Paselli).
Giovanni Attanasio (lo sconosciuto).
Andrea Checchi (il Commissario Bonsanti). Adriano Micantoni (il maresciallo).
Giorgio Gusso (il prete di Sant’Onorio). Ferruccio Scaglia (il direttore d’orchestra).
Armando Anselmo (Il cieco nella casa di O.).
Zuma Spinelli (la portinaia che accoglie Forster mentre cerca Tagliaferri). Serena Michelotti (La zingara dalle oscure previsioni). Laura Belli (la prima ragazza amica di Powell). Luciana Negrini (la seconda ragazza amica di Powell). Gino Maringola (il portiere dell’albergo Galba).
Luciano Luisi (il telecronista della conferenza su Byron).
Franco Odoardi (il banditore del quadro di Anchisi). Franco Angrisano (l’intermediario).

Lord Byron:
“Lord George Gordon Byron fu un poeta inglese nato a Londra nel 1788 e morto a Missolungi nel 1824. Discendente da una nobile e antica famiglia d'origine normanna, trascorse la sua vita nella trasgressione.
Studente a Cambridge, lì pubblicò il primo volume di versi nel 1807 “Hours of Idleness”, criticato nell'Edinburgh Review, rispose per le rime con la satira English Bards and Scotch Reviewers (1809), dove se la prendeva con quasi tutti i poeti contemporanei.
Divenne poi membro della “Camera dei Lord” e in seguito partì per un viaggio d’istruzione in Europa attraversando Portogallo, Spagna, Albania, Grecia e Levante.
Questo viaggio fu fonte di ispirazione per le sue prime opere: "Pellegrinaggio del Giovane Aroldo", "Il Giaurro", "La sposa di Abido", "Il Corsaro", "L'assedio di Corinto", opere che combinano melodramma ed esotismo. Ebbe molte storie d’amore che lo aiutarono a cucirsi addosso la figura dell’eroe romantico, passionale e ribelle. Ma in patria non era molto apprezzato, fu accusato di incesto con la sua sorellastra e riprese a girovagare per il Belgio, la Svizzera e l’Italia. In Svizzera compose “Manfred” pubblicato nel 1817. Nel 1816 si trasferì a Milano, quindi a Venezia, Ferrara e Roma ma sempre vivendo disordinatamente. Nel 1819 conobbe Teresa Gamba, moglie del cavaliere Guiccioli, se ne invaghì seguendola a Ravenna. Dal fratello della ragazza, fu introdotto nella carboneria ma, falliti i moti del 1821, seguì i Gamba in esilio a Pisa. Nel 1823 s'imbarcò a Genova per capitanare la rivolta in Grecia; nel gennaio 1824 morì a Missolungi forse per febbre reumatica o meningite; fu sepolto in Inghilterra nella chiesa di Harrow-on-the-Hill”.
Una delle sue opere migliori è il ”Pellegrinaggio del giovane Aroldo” (1812), qui il protagonista rappresenta il poeta ed è qui che compare la figura dell'"eroe byroniano" ovvero un uomo misterioso, dal passato ambiguo, incline agli eccessi, sensibile alla bellezza e alla natura e innamorato, spesso tragicamente, di una donna.

Ilario Brandani ?:
L’unica voce che ho trovato su questo nome, che non sia il personaggio dello sceneggiato, è riferita al “Castello di Fosini” “sito nel comune di Radicondoli (SI). ….Faceva parte dei possedimenti dei vescovi di Volterra, poi fu feudo della famiglia dei Pannocchieschi, conti del vicino castello di Elci. In seguito entrò nell'ambito della sovranità senese, probabilmente sotto il dominio dei conti d'Elci…
….Il castello ha il suo fantasma. Una leggenda legata al “morbo oscuro” che colpì il centro Italia nel 300 narra che, in pochi mesi al castello restò in vita solo Ilario Brandani, con la fama di essere un negromante e conoscitore di antiche formule per evocare i morti. Rimase chiuso, per anni, da solo all'interno di Fosini, con decine di cadaveri ed il silenzio come unici compagni.

Parla l’autore “< Le prime idee dalle quali avrebbe preso corpo l'originale televisivo Il Segno del comando risalgono all'autunno del ’68. In quel periodo fra me che da poco mi ero trasferito a Roma e Flaminio Bollini (Flem) per gli amici: un regista radio televisivo di grande talento era nato un sodalizio umano e professionale fondato su forti affinità di cultura e di gusti e soprattutto sul desiderio di esplorare nuovi territori nuovi orizzonti del mezzo televisivo le cui potenzialità affascinavano entrambi. Un’ondata di interesse per le scienze occulte era salita in quegli anni in tutti i settori dell'industria culturale internazionale, dal cinema all'editoria ma la richiesta di “tuffi” nel mistero che anche il pubblico italiano esprimeva non aveva ancora trovato una risposta nei programmi televisivi; d'altra parte senza una prova concreta era impossibile risolvere gli interrogativi di molti sull'ampiezza reale di quella voga culturale: fenomeno di élite per alcuni, scoperta di massa per altri. Da questi presupposti e come per scommessa nacque Il Segno del comando. L'accoglienza più che lusinghiera della grande platea televisiva – vero giudice della moderna cultura di massa – dimostrò che il bisogno di mistero apparteneva e appartiene alla coscienza collettiva piuttosto che alla raffinatezza snobistica del gusto individuale.
La sceneggiatura – scritta nel '70 – venne affidata per la realizzazione a Daniele D’Anza.
Voglio sottolineare che tre “forestieri” i milanesi Bollini e D'Anza e il bolognese D’Agata si unirono per mostrare i due volti di Roma: il volto ammirato dai visitatori di tutto il mondo e quello non meno affascinante dai lineamenti segreti misteriosi magici.
A proposito di misteri e magie la troupe tecnica e gli attori – Carla Gravina e Ugo Pagliai, Rossella Falk e Massimo Girotti, Paola Tedesco e Franco Volpi, Silvia Monelli e Carlo Hintermann e tutti gli altri – mi hanno riferito scherzando ma non troppo che durante la lavorazione si verificarono dei piccoli inspiegabili incidenti: fondali che crollavano, luci che si spegnevano senza motivi apparenti porte che si aprivano quando dovevano restare chiuse... Normali contrattempi ingigantiti dalla suggestione poiché si trattava di uno sceneggiato certamente insolito. Insolite e suggestive erano perfino le musiche di Romolo Grano: basti citare la canzone Cento campane (parole di Fiorenzo Fiorentini) entrata stabilmente nel repertorio dei canti romaneschi……
…….Il romanzo in pratica non si discosta dallo sceneggiato; solo il finale è del tutto diverso: è quello che allora per motivi non solo tecnici non è stato possibile realizzare…….
G. D'A., Introduzione. Il Segno del comando in tv, in Id., Il Segno del comando, cit. >


La trama misteriosa e ricca di suspense, la commistione tra giallo, fantastico ed esoterico, unità alla bravura e professionalità degli attori, fecero sì che lo sceneggiato ottenne alti indici di ascolto e di gradimento. Anche se il finale destò qualche perplessità tra i telespettatori che forse si aspettavano una spiegazione più dettagliata della vicenda, ma secondo la volontà degli autori era meglio non spiegare troppo o si sarebbe perso il fascino del racconto.
Comunque alla Rai, il successo diede lo spunto per realizzare altri “originali televisivi” che trattassero lo stesso tema ossia il mistero, l’occulto, vere o presunte reincarnazioni, ma sempre con una coppia come protagonisti principali, ne scaturirono, ad esempio, “Ritratto di donna velata” con Nino Castelnuovo e Daria Nicolodi e” L’amaro caso della baronessa di Carini” con ancora Ugo Pagliai come protagonista e Janet Agren.

Unisco i link di filmati condivisi sul “tubo”, in cui si sono rintracciati tutti i luoghi più significativi dello sceneggiato. Molto suggestivo:



Fonti della ricerca:
http://www.giuseppedagata.it
http://www.lankelot.eu
http://it.wikipedia.org/
http://www.davinotti.com/
http://www.sapere.it/sapere/strumenti/s ... ra-inglese
http://www.fototoscana.it/
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Re: Il Segno del Comando

Messaggio da Alias »

Temo che mi ci vorrà un po per leggerlo.

Per il momento vorrei segnalarti una piccola inesattezza che ho notato nel primo paragrafo: Belfagor non è un dio egiziano, ma una divinità caldea.

Altri commenti coming soon...

Complimenti comunque.
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Mauro Tozzi
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Re: Il Segno del Comando

Messaggio da Mauro Tozzi »

Possiamo dire che Il segno del comando ha anticipato in un certo senso i romanzi di Dan Brown: è una specie di "Codice Da Vinci" ante litteram. ;)
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Re: Il Segno del Comando

Messaggio da galerius »

Complimenti a Quick, non solo per l'articolo che ha creato, ma anche per la voglia chi ci mette.
Uno scritto che merita di essere messo in evidenza.
Attento, Black Jack, perché adesso ti tingo...sarebbe "ti tengo", ma è per far rima con...GRINGO...!
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Re: Il Segno del Comando

Messaggio da inout »

Ottimo lavoro quick!!!! devo dire però che visto a distanza di tempo, l'ho trovato piuttosto superato anche se conserva ancora un certo fascino.
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Re: Il Segno del Comando

Messaggio da Quickdraw »

Grazie :)

A me è piaciuto anche visto a distanza di tempo, certo l'epoca vuol dire molto ma il carisma è inalterato.
Non credo saprebbero ricreare oggi la stessa tensione e atmosfera pur ricorrendo agli effetti speciali che oggi sono ovviamente superiori. Secondo me i film di oggi fanno troppo uso dell'effetto e meno della recitazione...
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Re: Il Segno del Comando

Messaggio da inout »

Quickdraw ha scritto:Grazie :)

A me è piaciuto anche visto a distanza di tempo, certo l'epoca vuol dire molto ma il carisma è inalterato.
Non credo saprebbero ricreare oggi la stessa tensione e atmosfera pur ricorrendo agli effetti speciali che oggi sono ovviamente superiori. Secondo me i film di oggi fanno troppo uso dell'effetto e meno della recitazione...
Da parte mia non è tanto una questione di effetti speciali che in una storia di questo tipo avrebbero un impatto prossimo allo zero, ma proprio alla storia in sè che rivista adesso mi appare in alcuni passaggi piuttosto ingenua se non banale e scontata, rimane invece il fascino dell'ambientazione, della fotografia, della scenografia e di attori che naturalmente sapevano cosa voleva dire recitare.
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Re: Il Segno del Comando

Messaggio da 1960 »

Ricordo indelebile.
Quando capito a Roma, faccio il tour.
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Re: Il Segno del Comando

Messaggio da Mauro Tozzi »

Da ricordare anche la sigla dello sceneggiato, Cento campane di Lando Fiorini. ;)
Occhi di gatto, un altro colpo è stato fatto!

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