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La casa sull'acqua

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Insight
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La casa sull'acqua

Messaggio da Insight »

Romanzo della scrittrice inglese Penelope Fitzgerald che si aggiudicò il Booker Prize nel 1979. Titolo originale: Offshore.

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Ambientato a Londra nell’autunno del 1961, il romanzo è dedicato agli ultimi abitanti delle chiatte del Tamigi, che vivevano come “anfibi” su delle vecchie e diroccate imbarcazioni ormeggiate nella zona chiamata Battersea Reach, in prossimità del mare sebbene le acque siano ancora quelle del fiume.

Un po’ per cause economiche e in parte anche per fedeltà al loro stile di vita, gli “anfibi” non volevano rassegnarsi ad abbandonare le loro barche trasformate in case e a trasferirsi sulla terraferma; avevano anzi con gli abitanti della città un rapporto piuttosto difficile: rispetto ad essi si sentivano molto diversi; per certi aspetti nutrivano un complesso di inferiorità, per altri si sentivano più liberi…
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Il romanzo segue le vicende di alcuni membri della comunità “anfibia”, particolarmente affiatati anche perché sono vicini di…barca.

Anzitutto Richard, un ex riservista della Royal Navy, che dopo la guerra si è congedato e ha trasformato una dragamine nella casa-battello più grande ed elegante del Battersea Reach, ribattezzandola Lord Jim.
Richard è una sorta di “capo” della comunità e a bordo della spaziosa e perfettamente arredata Lord Jim, dove egli vive con la moglie Laura, si tengono sempre le riunioni e gli appuntamenti conviviali con i vicini.

C’è poi Willis, un anziano pittore di marine, che vive invece sulla Dreadnought, la chiatta più vecchia e scassata, che rischia di colare a picco da un momento all’altro…

C’è Maurice, che abita su una barca da lui battezzata col suo stesso nome e che pur di non abbandonarla vive di espedienti, ad esempio rimorchiando uomini al pub più vicino e consentendo dietro compenso ad un ricettatore di nome Harry di nascondere la merce rubata nella stiva della Maurice

Infine, tra i protagonisti principali abbiamo Nenna, una donna ancora giovane che vive sulla chiatta Grace insieme alle sue due figlie: Martha, una ragazzina dodicenne che ormai sta uscendo dall’infanzia, e Tilda, che invece è ancora una bambina, anche se molto sveglia e perspicace.
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La vita scorre sugli abitanti-anfibi del Tamigi, i quali passano per lo più il tempo a fare manutenzioni sulle proprie barche, soprattutto a tappare le falle nello scafo, tra una marea e l’altra.

Il fiume è molto sensibile alle maree, che si susseguono ogni sei-sette ore. Quando la marea è bassa, le chiatte, che sono prive di chiglia, stanno adagiate sul fango. Quando invece la marea si alza, le “house-boats” cominciano a galleggiare e se non fossero ben ormeggiate prenderebbero il largo con effetti disastrosi, trovandosi in poco tempo in mare aperto.

Ogni abitante della comunità ha la sua storia e i suoi problemi…

Il vecchio Willis, che vive vendendo le sue marine ai passanti sul lungofiume, è il più disperato del gruppo, essendo anche il più povero. Vorrebbe vendere la sua chiatta e andare a finire i giorni che gli rimangono sulla terraferma. Senonché, la Dreadnought è la barca più disastrata, con una grave falla nella stiva che imbarca acqua ad ogni alta marea…

Willis, durante una riunione sulla Lord Jim, chiede l’appoggio della comunità per aiutarlo a vendere la sua barca, tacendo ai potenziali compratori l’esistenza della falla ormai irreparabile. Soltanto Maurice lo appoggia apertamente, gli altri disapprovano ma sostanzialmente lo lasciano fare…

L’altra vicenda che fa da cornice al romanzo è quella di Nenna e delle sue figlie. Nenna è stata abbandonata dal marito, che ha disapprovato la sua scelta di vendere la casa e di comprare la Grace per andarci a vivere con le bambine, durante un periodo in cui egli era andato a lavorare all’estero. Al suo ritorno, Edward non è venuto a vivere con Nenna e le figlie, ma si è accasato in città, dove vive da solo…

Nenna è ancora innamorata di Edward e spera sempre che lui si decida a raggiungere la sua famiglia. Ma ovviamente si sente anche in colpa per aver deciso di andare a vivere sul Tamigi senza aver prima consultato il suo uomo…

D’altra parte le figlie di Nenna, Martha e Tilda, si sono adattate presto alla vita “anfibia”. Frequentano entrambe il collegio delle suore (anche se rimangono spesso assenti), si sono ritagliate ognuna un proprio spazio sulla Grace e talvolta, per racimolare qualche penny, vanno a caccia di oggetti interessanti che emergono con la bassa marea sulle fanghiglie del Tamigi, per andare poi a rivenderli in città…

Richard, il “capo” che però non ci tiene a fare il capo, è l’unico che ignora che la barca di Maurice è una sorta di deposito di roba rubata e che è spesso frequentata da Harry (il complice di Maurice). Sia Richard che Maurice, poi, sono molto amici di Nenna e la sostengono moralmente. Richard, in verità, anche se non si dichiara apertamente, ne è innamorato e contemporaneamente è in crisi con la moglie Laura, la quale al contrario di tutti gli altri non si è mai abituata alla vita anfibia e si lamenta sempre…

Quando Willis sta finalmente per vendere la barca, succede il preannunciato disastro: l’ennesima alta marea fa imbarcare troppa acqua e la Dreadnought affonda. La chiatta, secondo il regolamento portuale, dovrà essere recuperata e messa in disarmo a spese del proprietario. Gli altri abitanti, per aiutare il vecchio pittore, decidono di fare una colletta.

Nenna, cedendo al rimorso, decide un giorno di andare a trovare il marito. L’incontro però si conclude male, con un litigio durante il quale Edward offende pesantemente la moglie, che se ne ritorna sul Tamigi.

Martha, la figlia maggiore di Nenna, trascorre un’intera giornata in città con un giovanotto austriaco di sedici anni e prova i suoi primi turbamenti amorosi, che in pratica segnano il suo definitivo ingresso nell’adolescenza.

Richard una notte sorprende Harry mentre sta armeggiando sulla Maurice in assenza del suo omonimo proprietario (non aveva mai visto prima il malvivente, non sapeva della sua esistenza). Harry, sentendosi colto in fallo, reagisce aggredendo Richard brutalmente. Lo colpisce alla testa con una pesante chiave inglese e lo manda all’ospedale in condizioni piuttosto serie. Dopodiché fugge…
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Infine, la comunità anfibia si sfalda.

Nenna, convinta dalla sorella emigrata diversi anni prima, decide di raggiungerla in Canada insieme alle figlie. Mette così in vendita la Grace e si prepara alla partenza.

Anche Richard non sarà più un “anfibio”, perché mentre si trova all’ospedale e si sta riprendendo a poco a poco, la moglie Laura gli annuncia di aver messo in vendita la Lord Jim e di aver acquistato una casa, dove egli verrà a vivere non appena potrà uscire dall’ospedale.

Del gruppo dei protagonisti, rimane a vivere sul fiume soltanto Maurice. Ma il destino della sua chiatta viene lasciato nell’incertezza (è assai probabile, anzi, la sua fine). Infatti il libro si chiude con l’ennesimo incidente: durante una tormenta, la Maurice, dopo aver tranciato le funi dell’ormeggio, viene trascinata a largo sulle acque in burrasca del Tamigi…
Ultima modifica di Insight il lun 9 set 2019, 19:53, modificato 2 volte in totale.
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Re: La casa sull'acqua

Messaggio da galerius »

Mi piacciono queste opere ambientate in piccole comunità caratterizzate da qualche aspetto particolare, inusuale.
Grazie della recensione, pertanto ; vedrò se riesco a recuperarlo fra i papiri della biblioteca circolante...
Attento, Black Jack, perché adesso ti tingo...sarebbe "ti tengo", ma è per far rima con...GRINGO...!
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Re: La casa sull'acqua

Messaggio da Insight »

Grazie a te... E' un libro che lascia comunque un velo di tristezza. Questi abitanti delle chiatte ricordano un po' gli zingari, ma sono molto meno "colorati", hanno in sé qualcosa di tetro (del resto, sono inglesi :) ). Poi, soffrono anche di una specie di "crisi di identità", essendo degli "anfibi" non sono né di acqua né di terra...

Altra caratteristica del libro è che gli avvenimenti, anche molto drammatici, sono per lo più filtrati attraverso i dialoghi o piccoli monologhi interiori, oppure sono narrati con un tenore sempre costantemente basso, senza enfasi... Manca un po' di pathos questo romanzo, ma forse proprio per questo può piacere. O può non piacere proprio per questo.
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Re: La casa sull'acqua

Messaggio da galerius »

Già, il tipico understatement inglese...che per me non è un difetto, anzi :)
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