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Storia di Tönle (Premio Campiello 1979)

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Storia di Tönle (Premio Campiello 1979)

Messaggio da Insight »

Nel 1979 il premio Campiello fu assegnato al romanzo breve Storia di Tönle, del famoso scrittore veneto Mario Rigoni Stern.
Ambientato in prevalenza sull’Altopiano di Asiago (che si trova nell’attuale provincia di Vicenza) nel periodo che va dagli ultimi anni dell’Ottocento fino quasi alla fine della Prima guerra mondiale, il romanzo coincide temporalmente anche con l’ultimo periodo della vita di Tönle Bintarn, un contadino, pastore e contrabbandiere, che abita sull’Altopiano insieme alla sua famiglia, composta dalla moglie e da numerosi figli e figlie.

Com’è noto, nel 1866 (anno della Terza guerra d’Indipendenza), il Veneto fu annesso al Regno d’Italia e il confine con l’Impero Austro-Ungarico venne fissato proprio a ridosso dell’Altopiano di Asiago. Oltrepassando quella zona collinosa si arrivava in poco tempo in territorio imperiale (l’attuale Trentino-Alto Adige), che tale rimase fino al 1918.

Tönle è nato e vissuto sotto l’Austria-Ungheria fino a oltre i trent’anni, ha servito nell’esercito imperiale di Francesco Giuseppe, conosce sia il tedesco sia l’italiano, ma parla prevalentemente il dialetto del suo paese, una specie di impasto linguistico fra il veneto e il tedesco.

Dopo il 1866, come tutti i suoi compaesani, per sopravvivere alla miseria, pratica anche il contrabbando, portando di nascosto in Val Sugana soprattutto scarpe da uomo e capi d’abbigliamento femminili, scambiandoli con pani di zucchero e acquavite: beni che poi importa e rivende in territorio italiano, per integrare gli scarsi guadagni della pastorizia e dell’agricoltura.
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Troviamo Tönle all’inizio del racconto già sessantenne, che come tante altre volte è sulla via del ritorno dalla Val Sugana col suo carico di zucchero e acquavite. Ma nei boschi di Asiago lo sorprende una pattuglia della Guardia di Finanza italiana. Gli sequestrano il carico. Lo vogliono arrestare. Tönle, nonostante l’età già matura, si divincola dalla stretta delle guardie, assesta una poderosa bastonata al braccio di un finanziere e scappa nel bosco. I finanzieri lo inseguono per un tratto e gli sparano dietro, ma lui conosce quei sentieri come le sue tasche e riesce a seminarli.

Giunge in paese. La moglie e gli amici gli consigliano di sparire per un po’. Così, Tönle si nasconde nella macchia. Dopo qualche ora arrivano in paese finanzieri e carabinieri ma non lo trovano. Nonostante sia molto affezionato alla sua famiglia e al suo paese e gli stia per nascere un altro figlio, Tönle è costretto a fuggire lontano, perché è ricercato per contrabbando e per aver ferito un capitano della Guardia di Finanza.

Inizia così il suo lungo pellegrinaggio attraverso il territorio austro-ungarico, prima in Alto Adige, poi in Austria, in Boemia e in Polonia, spostandosi per chilometri e chilometri a piedi, servendosi ogni tanto di mezzi di fortuna (carri, cavalli, muli) e raramente usando il treno.

Nel primo periodo si mette in società con un altro “sbandato” e insieme vendono cartoline e immagini sacre nei paesi. Ma in seguito si adatta a fare un po’ tutti i mestieri, soprattutto lavori di giardinaggio ma anche l’operaio in fabbrica e in miniera.

Ad ogni Natale, Tönle non resiste al richiamo della nostalgia di casa e di nascosto viene a trovare la sua famiglia, portando anche tutto quello che è riuscito a guadagnare. Così viene a sapere che la Giustizia italiana lo ha condannato in contumacia a quattro anni di reclusione e che è sempre nella lista dei ricercati “pericolosi”.
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Passano gli anni; si arriva al 1904, anno in cui nasce il principe ereditario di Casa Savoia e viene perciò concessa un’amnistia. Anche Tönle, ormai settantenne, può finalmente tornare a casa e vivere da uomo libero. Molte cose nel frattempo sono cambiate. I figli e le figlie sono ormai quasi tutti adulti. Molti si sono sposati e fatto figli a loro volta. Alcuni sono emigrati in America. Dopo pochi anni dal suo ritorno a casa, purtroppo, con suo grande dolore, il vecchio Tönle assiste alla morte della sua amata moglie.

Allo scoppio della Prima guerra mondiale, Tönle Bintarn ha raggiunto gli ottant’anni. Per il momento le sue terre non sono coinvolte nel conflitto, ma recandosi spesso oltre il confine vede molti movimenti di truppe e tanti giovani partire, e uomini più maturi richiamati sotto le armi.

Qualche anno dopo, però, entrata nel conflitto anche l’Italia, Asiago diventa teatro di manovre militari e Tönle suo malgrado si trova coinvolto anche lui nell’orrore della guerra. Una pattuglia di austriaci lo sorprende mentre porta al pascolo le sue pecore. Gli intimano di abbandonare la sua casa e il suo gregge, ma lui, testardo, non ne vuole sapere. Lo interrogano; lui risponde un po’ in tedesco, un po’ in italiano, un po’ in dialetto. Lo sospettano di essere una spia degli italiani, lo fanno prigioniero e lo internano nel campo di concentramento di Katzenau.

Taciturno e scontroso, chiuso nel suo mondo dal quale è stato sradicato, il vecchio Tönle Bintarn, che ha maturato idee socialiste senza però essere mai stato un attivista, rimugina sulla stupidità degli uomini e pensa che la guerra sia soltanto uno sporco affare tra “padroni”, austriaci o italiani che siano, i quali giocano a combatterla sulla pelle dei poveri e degli sfruttati.
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Alla fine del 1917, dopo aver tentato una volta di fuggire dal campo, Tönle, grazie a un’iniziativa della Croce Rossa, viene caricato su un convoglio di prigionieri liberati e rimpatriati. Al suo arrivo alla stazione di Milano, non si accorge che una delle sue figlie è venuta ad aspettarlo. Si aggrega a una compagnia di militari che lo tratta bonariamente, come un “nonnetto”, e insieme ai giovani soldati cerca di raggiungere l’Altopiano di Asiago…

Giunto nei boschi vicino a casa, incontra un battaglione di italiani, tra cui il capitano Emilio Lussu, il quale lo informa che il suo paese è caduto in mano austriaca e gli consiglia di tornare in pianura…

Il vecchio e testardo Tönle non ascolta il consiglio e si avvicina sempre più al suo paese. Finché, purtroppo, scopre, vedendolo da lontano, che esso è andato completamente distrutto, bruciato e raso al suolo, e che praticamente non esiste più…

Tönle, rimasto così senza una meta e senza uno scopo nella vita, inizia a girovagare nel bosco, finché, giunto in una radura di ulivi, si siede sotto un albero e si addormenta. E’ la notte di Natale del 1917. La mattina dopo alcuni soldati italiani lo trovano morto sotto un ulivo.
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Romanzo molto bello e commovente, narrato in un tono basso, senza enfasi. E’ il racconto di un uomo offeso dalla Storia, dall’assurdità della guerra che gli ha tolto tutto quello che aveva fino a farlo morire solo, disperato e abbandonato. Un uomo che non chiedeva nulla, ma che desiderava soltanto vivere in pace nelle sue terre, italiane o austriache che fossero.
"Lo stolto continua a parlare mentre gli strumenti dicono molto più di questo, stai tranquillo e ascolta quello che non puoi esprimere" (andromeda57)
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Anni 80? No, grazie
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