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Il tempio dell'alba

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Insight
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Il tempio dell'alba

Messaggio da Insight »

Romanzo dello scrittore giapponese Yukio Mishima che fa parte di una tetralogia denominata Il mare della fertilità. Uscito nel 1970, pochi mesi prima che lo scrittore compisse in maniera eclatante il suo gesto estremo, Il tempio dell’alba è il terzo romanzo del ciclo.

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Protagonista della storia, come negli altri tre romanzi, è l’avvocato ed ex magistrato Shigekuni Honda, giunto qui alla mezza età. A quarantasette anni, verso la fine del 1941, Honda si trova a Bangkok, dove è arrivato per lavoro dovendo organizzare la difesa di una società farmaceutica giapponese in una causa civile di risarcimento.
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Durante la sua permanenza in Thailandia, Honda visita alcuni templi buddisti tra i quali lo splendido Wat Arun (il “Tempio dell’alba”, appunto) e ottiene altresì di poter incontrare la giovanissima principessa siamese Chantrapa, il cui vero nome è Ying Chan e che è una bambina di appena sette anni.

Poiché gli è stato riferito che la piccola principessa ripete spesso, nel suo linguaggio ancora infantile, di non essere una bambina thailandese ma di avere in realtà origini giapponesi, Honda ha il sospetto che essa sia la reincarnazione di Isao, un suo giovane amico, campione di Kendo, condannato al carcere per aver tentato di compiere un atto terroristico in nome dei suoi ideali nazionalistici e morto suicida dopo aver compiuto una vendetta; nonché la seconda reincarnazione dell’anima di Kiyoaki, il suo grande amico di gioventù ormai scomparso da molto tempo.

Durante il breve incontro con la principessa, Honda ottiene notevoli prove che trasformano il suo iniziale sospetto in una quasi certezza, dal momento che la bambina gli riferisce particolari che riguardano sia la vita di Kiyoaki sia quella di Isao; e lei stessa, peraltro, afferma di riconoscerlo e lo supplica di portarla in Giappone con lui.

Tuttavia, la “regina delle prove” sarebbe poter vedere se la bambina ha sul corpo tre piccoli nei vicino all’ascella sinistra, esattamente come li aveva il giovane Isao. Durante una successiva escursione in campagna, Honda ha l’occasione di vedere, purtroppo da non molto vicino, la piccola che fa il bagno svestita nel fiume. In lontananza gli sembra di non scorgere alcun neo, ma gli rimane comunque il dubbio, data la distanza e il colore ambrato della pelle della bambina in cui i tre piccoli nei potrebbero confondersi.
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Dopo essersi fermato per alcuni giorni in India, dove peraltro a Benares assiste con molto interesse al rito induista del rogo dei corpi dei defunti, Honda torna a Tokyo appena in tempo, perché poco dopo i giapponesi bombardano Pearl Harbour, il suo Paese entra in guerra con gli Stati Uniti e le frontiere vengono chiuse.

Allo scoppio del conflitto, Honda assiste con molta perplessità all’entusiasmo dei nazionalisti che l’hanno scatenato e non partecipa alle loro manifestazioni di giubilo. Negli anni successivi, quando la situazione peggiora sensibilmente, egli rimane passivo e si dedica, oltre che al suo lavoro, allo studio dell’induismo e del buddismo, approfondendo specialmente quello thailandese. Sentendosi ormai giunto nella parte finale della sua esistenza terrena, cerca e spera ardentemente di raggiungere l’ “illuminazione” prima di morire.

La seconda parte del romanzo riprende nel 1952. Mentre il suo Paese è andato in rovina, l’avvocato Honda, grazie ad alcune cause che è riuscito a risolvere brillantemente (per sua stessa ammissione, tuttavia, più per fortuna che per bravura), è diventato molto ricco e oltre alla residenza di Tokyo, dove vive con la sua fedele e servizievole moglie Rye, possiede anche una sontuosa villa a Gotenba.

Venuto un giorno a sapere che la giovane principessa siamese Chantrapa è venuta a studiare in Giappone, Honda organizza un ricevimento nella sua villa e le fa recapitare un invito. Con l’occasione, egli vuole restituire alla principessa un anello che molti anni prima un principe della sua stessa casata aveva perduto quando era stato in visita a Tokyo. Honda, per una fortuita coincidenza, lo ha trovato in vendita in una bigiotteria, dove incredibilmente era stato scambiato per una patacca; invece è un anello d’oro con uno smeraldo vero incastonato.

La principessa non viene al ricevimento, tuttavia Honda ha comunque modo di incontrarla un’altra volta, a cena in un ristorante, dove le consegna l’anello. Con stupore egli apprende che Ying Chan, pur ricordandosi dell’incontro avvenuto a Bangkok undici anni prima, nega di essere la reincarnazione di Kiyoaky e Isao e disconosce tutte le cose che aveva detto da bambina.
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Honda, folgorato dalla bellezza di Ying Chan, che ora è una splendida diciottenne, medita a lungo il suicidio; tuttavia non per la disperazione di non poterla avere data la troppa differenza di età (egli ora ha cinquantotto anni), ma piuttosto per liberarsi dal desiderio erotico, causato dalla percezione, che lo tormenta; e per possederla in una dimensione dove la percezione sensoriale è annullata ma si continua ad esistere in altre forme. Il tutto secondo una visone molto orientale della morte.

Ma ci sarebbe anche un altro modo per superare il desiderio oltre a quello dell’annullamento della percezione: avere la certezza che Ying Chan è la reincarnazione di Isao (e di Kiyoaki). In tal caso, infatti, Honda, pur continuando ad amare la ragazza, non desidererebbe più avere un rapporto sessuale con lei e di conseguenza rinuncerebbe al suicidio.

Per sapere se Ying Chan è la reincarnazione di Isao, che a sua volta era la reincarnazione di Kiyoyaki, Honda avrebbe bisogno di scoprire se la ragazza ha i famosi tre nei in prossimità dell’ascella.

Dopo l’incontro al ristorante, la principessa accetta di venire a trascorrere qualche giorno nella villa di Gotenba. Qui, Honda, che ha una pulsione voyeuristica, ha costruito uno spioncino, nascosto tra i libri della biblioteca, che dà su una delle stanze degli ospiti dall’altra parte del muro, attraverso il quale spia segretamente le coppie da lui invitate mentre copulano.

Con la complicità di un giovane, che seduce la principessa, egli cerca così di vederla svestita attraverso lo spioncino mentre si accoppia con lui nella camera adiacente. Ma il piano va a monte, perché Ying Chan respinge con forza le avance del ragazzo e se ne scappa via durante la notte.

Nei giorni successivi, Honda si mette sulle sue tracce ma pur trovandola non riesce a riavvicinarla; una sera, anzi, la principessa, in gesto di spregio, gli getta dalla finestra del centro studi dove alloggia un involto di cotone che contiene l’anello.
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Tempo dopo, Honda, grazie alla mediazione di Keiko, un’amica della principessa, riesce a farle riavere l’anello e organizza un altro ricevimento in villa per l’inaugurazione di una nuova piscina. Riesce anche ad ottenere la presenza di Ying Chan: la ragazza, che non a torto lo aveva ritenuto responsabile dell’increscioso episodio del ricevimento precedente, ormai lo ha perdonato e porta nuovamente l’anello al dito.

Durante il ricevimento, gli invitati fanno il bagno in piscina; Honda ha così modo di vedere Ying Chan in costume e di constatare con grande emozione che essa non ha i nei, i quali dovrebbero vedersi vicino all’ascella sinistra nonostante il costume alto e stretto che le fascia i seni. Può dunque continuare a desiderarla, anche se ciò gli arreca tormento.

Ma tutto cambia quando a tarda sera gli ospiti si ritirano nelle loro stanze e Honda, attraverso lo spioncino della biblioteca, scopre Ying Chan che fa l’amore in maniera molto appassionata con la sua amica Keiko. Honda rimane sorpreso e profondamente turbato, ma anche estasiato dalla bellezza e dalla sensualità del corpo di Ying Chan. Soprattutto, però, resta sconvolto quando nell’amplesso dei due corpi femminili distingue molto chiaramente, sul lato sinistro del seno della principessa, poco sotto l’ascella, i famosi tre nei di Isao.

Honda, avendo ora la certezza che Ying Chan è la reincarnazione dei suoi amici defunti, si sente emozionato ma allo stesso tempo anche deluso e “svuotato”, per aver perduto il desiderio erotico nei confronti di Ying Chan. Contemporaneamente anche il pensiero del suicidio lo abbandona.

Quella stessa notte, infine, scoppia un incendio; due ospiti chiusi in una camera muoiono e la villa va completamente distrutta dalle fiamme. Honda, vedendo la sua lussuosa dimora che va in cenere insieme ai corpi di due invitati, ripensa ai roghi funerari di Benares e al fuoco purificatore. Ying Chan, che è riuscita a scappare fuori in tempo ma che ha dimenticato nella camera l’anello, così definitivamente perduto, più tardi riferisce di aver visto, durante l’incendio, un serpente che si allontanava sul prato della villa con insolita velocità.
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Nelle ultime pagine, il romanzo riprende quindici anni dopo, nel 1967. Honda ha settantatré anni e viene a sapere che la principessa Chantrapa, ritornata in Thailandia subito dopo l’incendio e della quale non aveva più avuto notizie, due anni prima è stata morsa da un cobra ed è morta avvelenata in preda alle convulsioni, a soli trentuno anni.
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Romanzo interessante e raffinato, preferibilmente (anche se io non l’ho fatto) da leggere insieme agli altri tre del ciclo (Neve di primavera, Cavalli in fuga e La decomposizione dell’angelo).

Per i miei gusti, però, l’ho trovato troppo lento e quasi “ottocentesco” in alcune parti eccessivamente descrittive. Appesantito, inoltre, da lunghe digressioni sul buddismo giapponese e thailandese, sull’induismo, sui riti orfici e sulle varie teorie della reincarnazione delle anime… Argomenti che indubbiamente hanno il loro fascino, ma che non mi hanno mai troppo coinvolto.
"Lo stolto continua a parlare mentre gli strumenti dicono molto più di questo, stai tranquillo e ascolta quello che non puoi esprimere" (andromeda57)
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Anni 80? No, grazie
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