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AIUTO PER RICERCA FILM FANTASCIENZA

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rimmel
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Iscritto il: gio 10 dic 2015, 9:27

AIUTO PER RICERCA FILM FANTASCIENZA

Messaggio da rimmel »

Sto da tanti anni cercando un film di cui purtroppo ho pochissimi dati.
Lo vedevo alla fine dei 70's e forse nei primi 80's
Non è un telefilm (Ufo, astronave orion...). C'era un disco volante nella sua classica forma ellittica che si inabissava presso un insenatura di un lago o forse più del mare.
Mentre scendeva sott'acqua si notavano molto bene i classici mulini d'acqua e questo succedeva anche quando si innalzava. Il veivolo non rimaneva fisso sott'acqua.
Un gruppo di persone, equipe di scienziati doveva cercare di scacciare il disco o cmq di indagare sulla sua provenienza.
Non ricordo bene se il film era in b/n o a colori avendo all'epoca sia uno che l'altro televisore.
Non c'erano altri mostri marini o esseri grossi extraterrestri ma ricordo degli esseri minuti che uscivano dal disco. Nessuna presenza di bambini. Il gruppo era formato da uomini e donne.
Qualcuno può aiutarmi ad identificarlo?
francesca100
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Re: AIUTO PER RICERCA FILM FANTASCIENZA

Messaggio da francesca100 »

1970 2000 la fine dell'uomo (No blade of grass) Wilde 6½ 5 5 5
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1971 Andromeda (The Andromeda strain) Wise 7 7 7 7 7 6

Primo dei molti film tratti dai romanzi di Michael Crichton, Andromeda è già uno dei migliori: la storia, semplice e ricca di suspence, narra dell'arrivo sulla Terra di un misterioso virus, penetrato in un satellite militare in orbita intorno al nostro pianeta; al suo rientro, la gente incomincia a morire. Subito una speciale equipe di medici, capeggiata dal dr. Jeremy Stone (Arthur Hill) entra in azione: il virus viene isolato e studiato, e gli unici due superstiti del villaggio in cui il satellite è caduto vengono messi in quarantena; il tutto in un gigantesco laboratorio sotterraneo, costruito appositamente per le emergenze sanitarie. Dopo un lungo periodo di studio, il virus sembra sfuggire al controllo degli scienziati: ma poiché nel frattempo si è mutato, si scopre che è anche diventato innocuo, e la catastrofe viene scongiurata. Almeno fino all'emergenza successiva.
La storia è molto fedele al romanzo di Crichton, e si vede: trama lineare, priva di fronzoli, ritmo lento, descrizioni accurate delle procedure scientifiche e di quelle di sicurezza, cura dei dettagli e pochi effetti speciali. Tutto questo fa di Andromeda un film eccellente ma, nello stesso tempo, è il suo limite: il pericolo non sembra reale, e non c'è un vero protagonista col quale lo spettatore possa identificarsi; gli scienziati sembrano più dei burocrati preoccupati di rispettare gli ordini (o di farli rispettare) che degli uomini che hanno nelle loro mani il destino dell'umanità. D'altra parte, questo è sempre stato il principale difetto dei libri di Crichton, e il motivo per cui lo scrittore, pur così popolare, non gode di grande stima tra gli appassionati di fantascienza. E forse Wise avrebbe dovuto tenerne conto, nel girare questo film: ma i tempi di Spielberg, che col suo Jurassic Park mostrerà di aver capito la lezione, erano ancora lontani.

1971 2002 la seconda odissea (Silent running) Trumbull 7 7 8 7 7 7

Douglas Trumbull, che aveva lavorato con Kubrick agli effetti speciali di 2001, decide, con questo film, di passare personalmente alla regia, e con risultati piuttosto buoni, anche se il successo non sarà quello sperato: il film di Kubrick era stato l'opera di un genio, e Trumbull non lo è.
Peraltro, l'accostamento a 2001, accentuato dal titolo italiano, è fuori luogo: la vicenda si muove su binari completamente diversi, e la corsa silenziosa del titolo originale si riferisce a una cupola spaziale, lasciata andare alla deriva nello spazio dal suo custode. La trama del film, infatti, ruota intorno al destino di questa cupola, che fa parte di una serie destinata a contenere, come un'arca di Noè, campioni di tutte le specie animali e vegetali della Terra, ridotta al solito deserto arido e cementificato; quando giunge l'ordine di distruggere le cupole per recuperare le astronavi che le trasportano, uno dei custodi (l'allora famoso ma oggi dimenticato Rip Dern) uccide i compagni e cerca di perdersi nello spazio; ritrovato, si uccide a sua volta e lancia la cupola, affidata alle cure di un piccolo robot, verso l'infinito.
Film che oggi passerebbe inosservato, 2002 non ha certo il suo punto di forza nella trama, che procede lentamente e non senza incongruenze: ma il senso di poesia che a tratti si avverte, la malinconia della vicenda e la profonda umanità del protagonista (che pure ha ucciso tre persone) non si scordano facilmente; come pure il finale, che nonostante lasci molto amaro in bocca è pieno di speranza come in pochi altri film.
Tutte qualità ormai dimenticate, oggi.

1971 Fuga dal pianeta delle scimmie (Escape from the planet of the apes) Taylor 5½ 8 7 6 6
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1971 1975: occhi bianchi sul pianeta Terra (The omega man) Sagal 7½ 6½ 7 7 5 6

Una guerra batteriologica sfuggita al controllo di chi l'ha scatenata causa l'estinzione del genere umano: quando il medico militare Robert Neville scopre un vaccino è ormai troppo tardi, e non c'è più nessuno in grado di servirsene.
Comincia così uno dei film di fantascienza più affascinanti degli anni '70, di certo il migliore, insieme con L'ultima spiaggia, fra tutti quelli che hanno trattato il tema del cosiddetto "dopobomba": l'umanità sterminata da qualche catastrofe improvvisa (di solito la guerra nucleare), e pochi superstiti che vagano tra le macerie cercando di sopravvivere. Questo film, che arriva buon ultimo ad occuparsi dell'argomento, brilla tuttavia per la geniale (e particolarmente sinistra) trovata relativa al destino dei superstiti: costoro, infatti, diventati simili a dei vampiri, non sopportano più la luce del sole, e girano solo di notte cercando di uccidere Neville, simbolo, ai loro occhi, di quella scienza che ha condotto il mondo alla catastrofe; a sua volta Neville gira solo di giorno, li cerca e li uccide, non sapendo che altro fare per poter sopravvivere. Ma quando finalmente incontra dei superstiti ancora immuni dalla malattia, riesce finalmente a mettere a punto un siero in grado di far guarire chiunque ne sia stato colpito, "vampiri" compresi: questi, tuttavia, si rifiutano di credergli e in un drammatico finale riescono infine a ferirlo mortalmente; ma Neville, prima di morire, avrà ancora la forza di uccidere il loro capo e di consegnare il prezioso siero agli ultimi superstiti: forse l'umanità potrà rinascere a una nuova vita.
Tutto sommato, un film non molto originale: del resto l'idea che i pochi superstiti diventino dei mutanti, in guerra perenne contro pochissimi "normali", è quasi sempre presente nei film o nei romanzi che trattino del "dopobomba"; ma la drammaticità della trama, la lotta solitaria e disperata del protagonista, e soprattutto la straordinaria interpretazione che ne dà Charlton Heston riscattano ampiamente la debolezza dell'idea. Ne facessero ancora, di film così poco originali!

1972 Horror express (Panico en el transiberiano) Martin 6½ 6 8 5 6 5

Singolare film, girato con pochissimi mezzi e presto dimenticato, Horror express vanta, innanzitutto, la presenza di quella che un tempo era una delle coppie più famose del cinema horror: Peter Cushing e Christopher Lee; ma soprattutto riesce a riciclare in modo piuttosto efficace la vecchia idea dell'alieno che si impossessa di un essere umano, e che per questo risulta molto difficile da smascherare e uccidere.
L'alieno in questione è un umanoide, ritrovato in Siberia da Christopher Lee (che lo ritiene l'anello mancante nella catena evolutiva), e trasportato in treno verso luoghi più civilizzati: risvegliatosi durante il viaggio, si trasferisce più volte da un essere umano all'altro (attraverso lo sguardo), evitando così di venire ucciso; alla fine, dopo innumerevoli morti e lunghi momenti di terrore, i pochi superstiti riescono a distruggerlo dandogli fuoco.
Nonostante una regia mediocre e qualche ingenuità di troppo, Horror express anticipa stranamente quello che sarà il capolavoro del genere: La cosa di John Carpenter; e pur non raggiungendo la ricchezza di idee e i terrificanti effetti speciali che faranno di quel film un capolavoro assoluto, offre comunque allo spettatore una trama ricca di tensione e di colpi di scena, nonché una buona prova degli attori, compresi quelli meno famosi.
E se invece che spagnolo fosse stato un film americano, c'è da scommettere che avrebbe spopolato al botteghino!

1972 Solaris (Soljaris) Tarkovski 7 7½ 9 9 9 ?

Un film che forse non sarebbe mai arrivato sui nostri schermi, se non fosse stato per il successo di 2001, è Solaris, del geniale regista russo Andrej Tarkovski: presentato un po' stupidamente come la "risposta sovietica" al film di Kubrick (col quale, peraltro, ha realmente qualcosa in comune), i suoi ritmi lentissimi hanno spaventato a tal punto i nostri distributori da indurli a tagliare quasi un'ora di pellicola: il prevedibile risultato è stato quello di offrirci un film dai ritmi sempre lenti, ma in compenso più brutto e meno comprensibile.
Comunque, la trama, basata su un'idea semplice ma interessante, vede il protagonista, uno scienziato rimasto vedovo da poco tempo (Donatas Banionis), recarsi a studiare il lontano pianeta Solaris, e scoprire che questo è una forma di vita intelligente e ricettiva alle sue emozioni, addirittura in grado di far materializzare le sue fantasie: dopo la comparsa di un clone della moglie (Natalya Bondarchuk), che sembra anche acquistarne, col passare del tempo, i sentimenti, lo scienziato accetta la situazione, e il finale lo vede, finalmente felice, sulla superficie del pianeta, che ha creato per lui un angolo del suo vecchio mondo, con tanto di fattoria e giardino.
Certamente il miglior film di fantascienza russo, Solaris è tuttavia privo del fascino di opere come 2001, e pur offrendo allo spettatore una serie di riflessioni non banali sul senso della vita e sulla felicità, non riesce veramente a decollare, appesantito dai ritmi lenti e da dialoghi noiosi e poco brillanti: se mai sfida c'è stata, è Kubrick a vincerla, mentre Tarkovski avrà modo di esprimere la sua genialità, in seguito, in film di tutt'altra natura.

1973 2022: i sopravvissuti (Soylent green) Fleischer 7½ 6½ 6 7 6 8

Alla fine di questo film Edward G. Robinson, un uomo anziano con molti ricordi, sceglie serenamente il suicidio; né gli si può dare torto, alla luce del tetro, squallido futuro che ci viene descritto, e che nulla sembra poter cambiare: meno che mai gli sforzi di un poliziotto suo amico (un grandissimo Charlton Heston), impegnato a trovare l'assassino di un pezzo grosso, e che scoprirà molte più cose di quelle che avrebbe dovuto. Ma invano: verrà ucciso senza aver potuto rivelare le sue scoperte (anche se allo spettatore viene lasciato un filo di speranza) e il mondo, ormai ridotto alla fame a causa della distruzione di tutte le risorse naturali, starà sempre peggio.
Dei numerosi film di fantascienza che hanno affrontato, negli anni '70, il tema del futuro dell'umanità, I sopravvissuti è indubbiamente il migliore, e il più pessimista. Straordinaria è l'efficacia con cui viene descritto lo squallore del mondo futuro, ridotto alla fame o a misere razioni di cibo sintetico, e in cui un'esistenza normale (secondo i parametri attuali) è diventata un lusso riservato alla classe dirigente: particolarmente significativa la scena in cui Edward G. Robinson, per quanto vecchio e debole, pedala su una dinamo per avere un po' di elettricità. Per non parlare della commovente scena del suo suicidio, in un apposito istituto, allietato da immagini del passato scomparso: mari, montagne, animali.
Tutto questo senza il minimo effetto speciale. Basta la normalità, stravolta e ridotta a lusso, per colpire allo stomaco lo spettatore molto più di qualsiasi mostro o astronave. E bastano due attori, tra i più grandi mai esistiti, per farci dimenticare i personaggi "virtuali" tanto di moda oggi.

1973 Fase IV: distruzione Terra (Phase IV) Bass 6½ 5½ 7 5 7 8

In una base scientifica sperduta nel deserto dell'Arizona, alcuni ricercatori studiano il comportamento anomalo delle formiche: queste, infatti, stanno sviluppando un'intelligenza sempre maggiore, tale da mettere in pericolo l'esistenza stessa dell'uomo. E nonostante gli sforzi degli scienziati (capeggiati dallo sconosciuto Nigel Davenport), nessuna soluzione viene trovata: i sistemi usati per distruggere le formiche (veleni, ultrasuoni) vengono resi inefficaci uno dopo l'altro; quelli usati per comunicare si rivelano inutili, e alla fine la base viene distrutta e i ricercatori uccisi o addirittura catturati: adesso saranno le formiche a studiare loro!
Se indubbiamente è vero che Fase IV è il primo di una lunga serie di film che ci mostrano animali di ogni genere (di solito insetti) mettere in pericolo l'umanità, è anche vero che questo è l'unico che, invece di limitarsi a mostrare gente massacrata o fatta a pezzi, cerchi invece di catturare l'attenzione dello spettatore servendosi di un approccio scientifico: le formiche di Fase IV non vengono combattute aprioristicamente, ma vengono innanzitutto studiate; e lo stesso faranno loro nei nostri confronti.
Inevitabile, in un film con questa impostazione, un successo inferiore ai propri meriti: ma bisogna anche dire che la trama, spesso lenta e macchinosa, e la quasi totale mancanza di azione non aiutano le buone intenzioni degli autori. Il dubbio che, nonostante tutto, siano migliori i B-movies degli anni '50, quelli con formiconi, lucertoloni e ragni giganteschi, non può non venire. Anche se, in fondo, Fase IV rimane un buon film.

1973 Kobra (Sssssss) Kowalski 6 4 8 5 5

Per Dirk Benedict, fare l'assistente di uno scienziato pazzo (Strother Martin) risulta gratificante e pericoloso al tempo stesso: gratificante in quanto la figlia dello scienziato (Heather Menzies) si innamora di lui; pericoloso, invece, poiché finisce per diventare egli stesso oggetto di strani esperimenti.
Ma di quali esperimenti si tratta? Incredibile ma vero, lo scienziato vuole trasformare gli uomini in serpenti, convinto che l'intelligenza dei primi, unita alla pericolosità dei secondi, possa creare una specie di razza superiore: e alla fine riesce nel suo intento, trasformando il povero assistente in un cobra. Ma, subito dopo, l'intervento della polizia, e qualche fucilata ben assestata, pongono fine alla sua carriera di serpente intelligente, nonché alla storia d'amore con la ragazza, che pur avendo intuito quanto stava per accadere, non può far nulla per evitare il peggio.
Film non particolarmente interessante, ma nello stesso tempo privo di veri punti deboli, a parte l'assurdità dell'idea iniziale, Kobra può vantare una trama con qualche momento di suspence, degli effetti speciali piuttosto buoni, e un finale impressionante anche se discutibile. Negli anni '50 questo film sarebbe diventato un cult-movie; ma vent'anni dopo ...

1973 Il mondo dei robot (Westworld) Crichton 7½ 6½ 8 7 7 7

Nei primi anni della sua carriera di scrittore, Michael Crichton girava anche qualche film, di tanto in tanto; e con ottimi risultati, come dimostra Il mondo dei robot, storia inquietante ma realistica incentrata su un avveniristico villaggio vacanze abitato da sofisticati androidi, il cui compito è quello di intrattenere i turisti dando loro l'illusione di vivere nel mondo dei loro sogni: l'antica Roma, un paese del vecchio West o un castello medioevale. Tutto è organizzato alla perfezione, e i turisti si divertono secondo i programmi prestabiliti; ma gli androidi, inesplicabilmente, cominciano a guastarsi sempre più spesso, finché, all'improvviso, non perdono del tutto il controllo, e massacrano tutti i turisti, mentre gli addetti alla manutenzione, nel vano tentativo di disattivarli, rimangono bloccati nella sala di comando. Solo un turista (Richard Benjamin) riesce a salvarsi: inseguito da un androide tenace e vendicativo (un grande Yul Brinner) riesce a sopraffarlo dopo una fuga interminabile. Ma, circondato com'è da montagne di cadaveri, ha ben poco di cui gioire.
Da un'idea semplice ma interessante Crichton ha saputo trarre un film dal ritmo serrato e ricco di tensione, senza per questo rinunciare a quei dettagli che rendono i suoi romanzi credibili senza essere noiosi. Certo, lo scrittore americano non è un grande regista, e molte lungaggini avrebbero potuto essere evitate; ma se è vero che la sceneggiatura mostra qualche pecca, è pure vero che l'ottima prova degli attori riesce a porvi rimedio: soprattutto quella, davvero eccellente, di Yul Brinner (che anticipa Schwarzenegger in Terminator), senza la quale il film sarebbe finito, prima o poi, nel dimenticatoio.
Così non è stato, invece: anzi, i numerosi registi che hanno tratto dei film dai libri di Crichton non hanno mai raggiunto il livello de Il mondo dei robot: onore al merito, dunque!

1973 Il pianeta selvaggio (La planete sauvage) Laloux 7 7 7 8 8
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1973 L'uomo terminale (The terminal man) Hodges 5 5 8 7 5 7

Non è facile trarre un film da un romanzo di Michael Crichton: lo scrittore americano indugia spesso su dettagli trascurabili (in apparenza), e le sue trame sono troppo complesse per venire adattate facilmente al grande schermo. L'uomo terminale è un esempio di questo problema: il film è centrato su un'avveniristica operazione chirurgica, che dovrebbe calmare gli attacchi di epilessia che affliggono il protagonista (uno spento George Segal); nel cervello gli viene impiantato un microchip, che dovrebbe controllare ed eliminare gli impulsi all'origine dei suoi attacchi. Ma l'effetto è quello contrario: gli impulsi diventano più frequenti, e l'uomo si trasforma in un pericoloso assassino: ormai incapace di controllarsi, non gli resta che farsi uccidere dalla polizia.
Lentissimo e farraginoso, il film sembra incapace di trovare il ritmo giusto: mentre poco si vede, e si capisce, del dramma che sta vivendo il protagonista, troppo tempo è dedicato alle discussioni tra i medici; la famosa operazione, per di più, ci viene mostrata nei minimi dettagli, in una scena particolarmente noiosa e interminabile, priva di suspence e persino di ogni interesse medico. D'altra parte, l'idea alla base de L'uomo terminale era fantascienza pura, a quel tempo, e bastava da sola a rendere avvincente il libro come il film: ma oggi, ormai prossima a diventare realtà, non riesce più a creare un vero interesse. Peccato per Crichton: il suo libro, almeno, si legge sempre con piacere; il film è ormai dimenticato.

1973 Zardoz Boorman 7 6 7 5 6 7

Uno dei temi preferiti dalla fantascienza cinematografica negli anni '70 era la descrizione (invariabilmente pessimistica) del futuro dell'uomo: Zardoz è uno dei film più rappresentativi del genere, anche se probabilmente non il migliore.
Siamo nel 2300 circa, e ciò che resta dell'umanità è diviso in due gruppi: pochi eletti, che la scienza ha reso immortali e che vivono rinchiusi nel "Vortex", un angolo di mondo isolato artificialmente dal resto del pianeta, e tutti gli altri, i "bruti", uomini ridotti allo stato selvaggio e tenuti dai primi in uno stato di semi-schiavitù. Ma gli eletti, senza più vere conoscenze ed ambizioni, vivono ormai una vita sterile ed inutile; uno di loro, di nascosto dagli altri, si serve di Zed, un "bruto" più intelligente degli altri (il grande Sean Connery), per distruggere il fragile equilibrio del "Vortex" e lasciare che la Natura riprenda il sopravvento, portando forse, in futuro, alla rinascita della vera civiltà.
Film dalla trama complessa e raffinata, e non facile da apprezzare, Zardoz si regge principalmente su una serie di invenzioni visive, al limite del surreale, che ne fanno un prodotto quasi d'avanguardia e unico nel suo genere: tra queste l'incredibile testa volante utilizzata dagli eletti per comunicare con i "bruti"; il padiglione dei "rinnegati", dove gli eletti in disaccordo con la maggioranza sono puniti con l'eterno invecchiamento; il gioco di specchi che rappresenta il "Tabernacolo", l'intelligenza artificiale che governa il "Vortex"; e tutto questo senza ricorrere a effetti speciali mirabolanti e costosissimi. Un po' di fantasia, e degli ottimi attori (tra questi anche la bellissima Charlotte Rampling) bastavano e avanzavano!
Ma erano altri tempi.

1974 Dark star Carpenter 6 7 7 5 7 8

Con questo film, che vuole essere una presa in giro del genere fantascientifico (e specialmente dei film come 2001), comincia la sua carriera John Carpenter, destinato a diventare uno dei migliori registi in questo campo. L'equipaggio a bordo dell'astronave Dark Star, in effetti, non è impegnato in missioni pericolose ai confini dell'universo, né si trova a lottare contro orribili mostri o feroci alieni: ha invece un compito di routine (distruggere pianeti "instabili"), e si annoia mortalmente, dopo molti anni in giro per lo spazio. L'unico svago sembra essere la mascotte di bordo, un piccolo e dispettoso alieno a forma di pallone di football che però, dopo l'ennesimo capriccio, fa una brutta fine. E lo stesso capita, ben presto, all'equipaggio: infatti, una delle bombe nucleari "intelligenti" che vengono usate per la distruzione dei pianeti, stufa di troppi ordini contraddittori, decide per conto suo di esplodere; il comandante (Brian Narelle) cerca invano di dissuaderla, nonostante le complesse argomentazioni filosofiche a cui fa ricorso: l'astronave viene distrutta, e la missione, se non altro, termina in bellezza!
Film assai controverso, Dark Star è considerato un vero capolavoro da molti appassionati; ma non tutti sono d'accordo. I primi trovano che l'ironia della trama, pur in assenza di effetti speciali degni di questo nome, sia irresistibile, e che nel complesso il film sia ricco di trovate intelligenti; per i secondi, la sceneggiatura è approssimativa, e le scene veramente divertenti troppo poche. Inutile dire che, come al solito, la verità sta nel mezzo: il film non è certo un capolavoro, ma le idee ci sono, e di tanto in tanto fanno capolino. Né bisogna dimenticare che Dark Star non era destinato al grande pubblico: il fatto che, nonostante questo, abbia avuto un certo successo, non è casuale. Qualcosa di buono ci sarà senz'altro!

1975 Rollerball Jewison 6½ 6 7 7 5 6

James Caan, attore all'epoca sulla cresta dell'onda, è un campione di rollerball, lo sport del futuro: un futuro senza più guerre e violenze, che appare pacificato e governato saggiamente, ma nel quale invece tutto è controllato, tutto è deciso altrove e nessuno ha il coraggio di ribellarsi. Il rollerball, sport simile all'hockey, ma molto più violento, in cui rimanere gravemente feriti, e persino lasciarci la pelle non è insolito, è lo strumento a cui ricorre il "potere" per tenere tranquillo il "popolo", analogamente a quanto succedeva nell'antica Roma con i giochi del circo.
Ma Caan, ormai troppo popolare, rischia di diventare un eroe, un simbolo: proprio quello di cui il "popolo" avrebbe bisogno per ribellarsi: gli viene allora chiesto di ritirarsi, e lui rifiuta; cercano di ucciderlo nel corso di partite sempre più violente, ma lui sopravvive: alla fine diventa veramente l'eroe che non doveva diventare, e il "potere", forse, trema.
E poi che succede? Niente: ed è questo il limite del film. Come si è arrivati ad una società in cui la violenza è stata canalizzata nello sport? Come se ne può uscire? Il film, nonostante l'efficacia delle molte scene d'azione, si riduce sostanzialmente a puro spettacolo, a telecronaca sportiva, ad esibizione di violenza fine a sé stessa; ed il messaggio di fondo rimane ben nascosto. Alla fine, chi va a vedere questo film lo fa soltanto per la spettacolarità delle partite di rollerball: finite quelle, non resta poi molto da vedere. Non c'è da stupirsi che, passato il suo momento, Rollerball sia finito nel dimenticatoio (così come James Caan): e pensare che oggi, con i tempi che corrono, sarebbe ancora attualissimo!

1975 L'uomo che cadde sulla Terra (The man who fell to Earth) Roeg 7 6½ 9 7 7 7

Film pessimista, e in alcuni momenti quasi decadente, L'uomo che cadde sulla Terra è tra gli esempi più significativi della fantascienza "problematica" degli anni '70, lontanissima sotto ogni punto di vista da quella oggi di moda, e molto più legata alla migliore letteratura del genere (non a caso il film è tratto dall'omonimo romanzo di Walter Tevis).
Un alieno dall'aspetto quasi umano (interpretato magnificamente da David Bowie, qui alla prima delle sue poche, ma ottime prove come attore) si reca sulla Terra nella speranza di trovarvi l'acqua necessaria a salvare il suo pianeta ormai arido, e in particolare la sua famiglia; grazie alle sue superiori conoscenze scientifiche, fa nascere dal nulla un colossale impero finanziario, che gli consente di accumulare abbastanza denaro per costruire una grande astronave e realizzare il suo progetto: ma all'ultimo momento il governo interviene, distrugge le sue aziende, divenute troppo potenti, lo sequestra, e lo rinchiude in una base dove per diversi anni viene esaminato da un'equipe medica, cosa che finirà per causargli anche danni fisici. Alla fine sarà troppo tardi per salvare il suo mondo e la sua famiglia, e l'alieno dovrà rassegnarsi a una triste e anonima vita sul nostro pianeta.
Nonostante le classiche paranoie post-Watergate, tipiche degli anni '70, il film colpisce nel segno: il dramma dell'alieno, raffigurato come un personaggio mite e animato solo dal desiderio di aiutare il suo mondo, è rappresentato con efficacia, grazie al contrasto con la stupidità, più che la cattiveria, degli esseri umani, compresi quelli che più gli sono affezionati, e che, pur se involontariamente, finiscono per rovinarlo, incapaci di essergli davvero vicini e di comprenderlo. Pochi film riescono veramente a far capire cosa significhi "alieno": non un mostro assetato di sangue, nel solco della vecchia tradizione (oggi ripresa ed abusata), non un superuomo venuto a darci a lezioni, ma semplicemente un "diverso", impossibilitato a integrarsi con i "normali", e senza speranza nel suo futuro.
E' pur vero che il film non avvince completamente lo spettatore, che la trama si sviluppa con lentezza a tratti esasperante, e che quasi tutto il suo successo è dovuto all'interpretazione di David Bowie: ma ancora oggi, rivedendolo, il pensiero corre, inevitabilmente, ai tanti, troppi diversi del nostro mondo, che non se la passano tanto meglio del protagonista. E senza neanche essere alieni.
Quanti altri film di fantascienza riescono a farci pensare così tanto?

1976 La fuga di Logan (Logan's run) Anderson 6½ 6 7 5 3
Commento

1976 Futurewordl - 2000 anni nel futuro (Futureworld) Heffron 5 5½ 8 7 6 6

Tentativo appena passabile di dare un seguito all'ottimo Il mondo dei robot, questo film cerca di seguire una strada del tutto diversa rispetto all'originale, infilandosi nella lunga serie di complotti e doppi giochi che hanno imperversato sul grande schermo per alcuni anni, dopo il Watergate: ma se film come I tre giorni del condor o Il laureato, o anche il quasi-fantascientifico Capricorn One non erano privi di immaginazione e colpi di scena, qui la noia regna sovrana, e ogni traccia della tensione che faceva del film precedente una pietra miliare del cinema di fantascienza, qui è assente: arduo, per lo spettatore, appassionarsi più di tanto alle vicende dei soliti giornalisti-detective (tra cui un riciclato Peter Fonda), che con l'aiuto della solita ragazza-coinvolta-suo-malgrado alla fine sventano il complotto di turno, ordito dal solito cattivone proprietario della baracca, che pensa addirittura di sostituire i famigerati robot ad importanti uomini politici.
Se non altro, i buoni vincono senza troppe complicazioni. Meglio di niente.

1976 King Kong Guillermin 6 5 5 7 5 5

Poteva mancare un remake di King Kong? Non tutti i film di successo vanno incontro a questo destino, ma il gigantesco gorilla creato più di quarant'anni prima da Ernest Schoedsack con la collaborazione di Edgar Wallace era troppo famoso.
E così, ecco nuovamente l'isola sperduta nell'oceano, divisa in due da un muro che protegge gli indigeni da una lunga serie di pericoli, e soprattutto da un enorme gorilla che tutti chiamano "Kong"; ecco nuovamente i nostri eroi liberare la bella (una giovane Jessica Lange) dalle grinfie della belva, catturare fortunosamente quest'ultima, portarla a New York, ed esporla al pubblico; ed ecco infine il mostro fuggire, rapire la bella, portarla in cima all'Empire State Building, e poi morire, colpito dal fuoco degli aerei, in un'ultima, commovente scena.
Ma quello che era impressionante negli anni '30, è diventato ordinaria amministrazione negli anni '70, dopo innumerevoli film con ogni tipo di animali giganteschi: è vero che lo spettatore, diversamente dal solito, si commuove per la sorte del gorillone, che non è affatto un mostro dominato da istinti malvagi; ma nel complesso quasi tutto, in questo remake, è scontato, a partire dalla trama, che non osa differenziarsi da quella originale neanche nei dettagli. Certo, adesso gli effetti speciali sono eccellenti, e King Kong sembra autentico. Ma tutto il resto è fatalmente deja vu.

1977 Generazione Proteus (Demon seed) Cammell 6 5½ 9 7 6 7

Sono ormai passati 12 anni da quando, con Alphaville, il computer ha fatto la sua comparsa nel mondo del cinema di fantascienza; da allora, passando per film come 2001 e Zardoz, è stato quasi sempre presentato sotto una luce negativa: capace non solo di pensare e ragionare come e più degli esseri umani, ma soprattutto di imitarne i lati peggiori.
Generazione Proteus non fa certo eccezione, anzi, aggiunge angoscia e claustrofobia alle situazioni tipiche del genere: il computer in questione, inventato da uno scienziato (Fritz Weaver) che ha pensato bene (male?) di affidargli il totale controllo della propria casa, dove tutto è automatizzato, decide di sequestrarne la moglie (la povera Julie Christie) e, quando necessario, di uccidere eventuali amici che dovessero venire in suo aiuto. Con quale scopo? Ma il più antico del mondo: riprodursi! E così la moglie dello scienziato (che, essendo sul punto di divorziare, vive da un'altra parte, ignaro di quanto succede) si ritrova miracolosamente incinta (non è chiaro a quale tecnica ricorra il computer) e partorisce una bambina, peraltro del tutto umana: dopo di che torna lo scienziato, libera la moglie, e scopre che la bambina è uguale a una loro figlia morta anni prima. E tutti vissero felici e contenti.
Ma lo stesso vale per lo spettatore? Nonostante questo film abbia molti estimatori, sembra difficile che una trama abbastanza scontata, che in fondo ruota esclusivamente intorno ai tentativi di Julie Christie di scappare dalla casa in cui è sequestrata, abbia davvero una marcia in più: né il finale, più ridicolo che affascinante, ne risolleva in extremis le sorti: insomma, grandi pregi non se vedono. E se il film, oggi, è pressoché dimenticato, non è certo per caso: anzi.

1977 Guerre stellari (Star wars) Lucas 8 9 9 9 8 9

Come recita un originale titolo scorrevole, ci troviamo in un'altra galassia e in un'altra epoca: la repubblica che l'aveva governata a lungo, e in cui la giustizia veniva assicurata dai cavalieri di Jedi, è stata soppiantata da un meno democratico impero; ma un manipolo di ribelli non vuole accettare questo stato di cose, e sta combattendo strenuamente per la libertà.
Comincia così il più famoso (e per alcuni il migliore) film di fantascienza di tutti i tempi: l'opera che ha fatto diventare George Lucas, fino ad allora un piccolo, sconosciuto regista con solo due film all'attivo, uno dei motori di quell'immenso ingranaggio che è il cinema americano, e specialmente quello di Hollywood. Ma cosa ha di così straordinario la trama? In apparenza, niente di veramente innovativo: da una parte i cattivi, guidati dal tenebroso Darth Vader, braccio destro dell'imperatore, e dal governatore Moff Tarkin (un grande Peter Cushing), a capo di una potentissima base spaziale; dall'altra i buoni, variamente assortiti: l'anziano cavaliere Jedi Obi-Wan Kenobi (un grandissimo Alec Guinness), il suo giovane discepolo Luke Skywalker (lo sconosciuto Mark Hamill), il contrabbandiere Han Solo (Harrison Ford, praticamente al suo esordio) col suo aiutante Chewbacca, enorme scimmione che si esprime solo a grugniti, la principessa Leia Organa (la giovanissima Carrie Fisher), e infine due robot che ricordano, con le loro battute, i migliori Laurel & Hardy. Tra i due schieramenti, la più famosa invenzione di Lucas: la "Forza", un misterioso potere che permette di controllare cose e persone e di cui tutti, buoni e cattivi, cercano di servirsi per i loro scopi.
Alla fine, secondo copione, i cattivi sono sconfitti (ma solo temporaneamente: Darth Vader scampa alla distruzione della base spaziale), e i buoni, dopo il sacrificio del vecchio Obi-Wan, si salvano e vengono premiati. Ma altre sono le ragioni di un successo epocale: innanzitutto, questo è il primo film in cui gli elementi fantascientifici (astronavi, armi avveniristiche, robot) non vengono considerati "anomali", diventando protagonisti assoluti della vicenda, ma appaiono del tutto "normali", assumendo così il più tranquillizzante ruolo di "contorno" per quella che è, in fondo, una semplice avventura come se ne erano viste tante altre; quest'idea da un lato ha riscosso il successo degli appassionati, che hanno finalmente visto, in un certo senso, la fantascienza diventare realtà e uscire dall'impalpabile ghetto in cui era sempre stata confinata (con l'eccezione di 2001), dall'altro ha portato nelle sale il grande pubblico, quello che mai sarebbe andato a vedere film come Zardoz o L'uomo che cadde sulla Terra. Un altro segreto di questo film sta nell'invenzione della "Forza", e nell'implicito concetto che nessuna tecnologia, per quanto perfetta, può valere quanto le risorse della mente umana: concetto semplice, ma rivoluzionario, e senza il quale probabilmente non avremmo mai avuto i seguiti, e tantomeno una nuova trilogia, con buona pace di coloro che oggi, pur di elogiare il nuovo film della serie, rinnegano l'aspetto mistico di Guerre stellari; aspetto che raggiunge il suo momento più solenne, chiave di volta di tutta la storia, nella scena in cui Luke decide di servirsi solo del suo istinto (e della "Forza") per centrare il reattore principale della base spaziale e farla esplodere.
E i critici? All'epoca, nessuno capì nulla. Tutti concordarono nell'affermare che il film fosse mediocre, e che l'unica scena di valore fosse quella ambientata in un bar, in cui si vedevano "mostri" di ogni genere bere come se niente fosse (la fantascienza che diventa normalità, appunto), pensando che tale scena fosse una presa in giro dei vecchi B-movies.
Oggi tutti si ricredono e anzi, pur di criticare il nuovo film della serie (in effetti non così buono), esaltano ancora di più la prima trilogia: e questa, probabilmente, è la più grande soddisfazione che possano avere gli appassionati e tutti coloro che, fin dal primo momento, hanno creduto in questo film. E nel genio di George Lucas!

1977 Incontri ravvicinati del terzo tipo (Close encounters of the third kind) Spielberg 8 7½ 10 7 8 10

Grande esordio di Steven Spielberg nel cinema di fantascienza, Incontri ravvicinati del terzo tipo si distingue soprattutto per l'originale approccio al tema dell'incontro con gli alieni: quello che fino ad allora era stato o uno scontro all'ultimo sangue contro feroci mostri, o un rovesciamento della situazione con umani cattivi impegnati a perseguitare extraterrestri buonissimi, diventa un problema governativo da trattare con la massima segretezza; quasi un anticipo dei futuri X-files, ma con meno paranoia e senza le contrapposizioni tra buoni e cattivi che, negli anni a venire, diventeranno un clichè difficile da evitare.
Un magnifico, inaspettato François Truffaut è il leader di un gruppo di scienzati che prepara, in tutta segretezza, l'incontro con gli alieni sulla cima di una montagna isolata; un problematico ma ugualmente magnifico Richard Dreyfuss è uno dei pochi uomini "comuni" ad avere delle premonizioni su quanto sta per accadere, e a voler andare fino in fondo, letteralmente, oltre i muri di gomma che circondano l'intera operazione; una meno problematica Melinda Dillon è la donna che si unisce a Dreyfuss e ne approfitta per recuperare il figlio, rapito dagli alieni tempo prima. Il resto lo fanno gli effetti speciali, misurati quanto basta per tenere lo spettatore sulla corda e dargli un contentino verso la fine: alla fine tutti sono felici e contenti, Truffaut che vede l'incontro coronato da successo, Dreyfuss che s'imbarca con gli alieni, la Dillon che si riunisce al figlio. Magari qualche perplessità rimane nello spettatore, che non ha visto battaglie nello spazio, alieni mostruosi o angelici (anzi, a malapena li ha visti), cattivi da sconfiggere o, al limite, effetti speciali da mozzare il fiato (anche se qualcosa in più si vide qualche anno dopo, quando una versione "ampliata" uscì sul grande schermo, grazie al fiuto dell'astuto Spielberg, abilissimo a intuire il cambiamento già in corso nei gusti del pubblico): qualcuno dei più critici potrebbe anche chiedersi se questo film abbia davvero un inizio, una fine, e dove voglia andare a parare ... ma questo era il cinema di fantascienza negli anni '70: la storia prima di tutto, l'azione dopo, forse, volendo, chissà; gli effetti speciali: un optional spesso fastidioso. Forse Incontri ravvicinati del terzo tipo non è stato veramente un capolavoro assoluto, ma alla luce di quello che si è visto negli ultimi anni, oggi molti appassionati pagherebbero chissà quanto per vedere un film di questo livello.
Purtroppo i tempi sono cambiati e oggi il botteghino condannerebbe senza pietà un film come questo. Se vogliamo vedere alieni che, in un modo o nell'altro, arrivino sulla Terra, tocca guardarsi Independence day.

1978 Terrore dallo spazio profondo (Invasion of the body snatchers) Kaufman 8 7 8 7 5 7

Fare un remake de L'invasione degli ultracorpi, forse il miglior film di fantascienza degli anni '50, era impresa disperata: ciò nonostante, il tentativo ha successo, e, pur senza uguagliare il livello dell'originale, riesce addirittura a trovare qualche spunto nuovo che ne arricchisce ulteriormente la trama.
Questa è nota: dei misteriosi baccelli venuti dallo spazio crescono fino ad assumere forma umana, e si sostituiscono agli abitanti di una cittadina americana; alcuni di questi (tra cui un grande Donald Sutherland e un giovane Jeff Goldblum) si rendono conto della situazione, e cercano di fuggire prima che i baccelli dilaghino in tutto il mondo. Inutilmente, però.
La struttura del primo film, che procede per scoperte successive, viene recuperata con minime varianti, spesso di grande efficacia: l'urlo disumano con cui le creature indicano gli esseri umani superstiti è una di queste, forse la più famosa. Ma è soprattutto importante il recupero del finale originale: nessun umano riesce a salvarsi, e i baccelli possono continuare indisturbati a diffondersi nel mondo. Eppure siamo ancora distanti dal primo film: ma allora la regia di Don Siegel era riuscita a dosare la tensione in modo assolutamente perfetto, in una crescita lenta ma costante, mentre qui il ritmo cala, di tanto in tanto, e solo le nuove trovate riescono a tenere sempre desta l'attenzione dello spettatore.
Ma è pur vero, ad essere onesti, che il primo film era perfetto: solo rifacendolo uguale, scena per scena, sarebbe stato possibile mantenerne il livello: ma l'industria di Hollywood, che pure farebbe qualsiasi cosa pur di attirare spettatori nei cinema, non ha ancora osato tanto!

1979 Alien Scott 9 8 7 7 7 9

Da molti anni non si vedevano più, nei film di fantascienza, mostri decisi a sterminare il genere umano: l'ultimo film di buon livello era stato S.O.S. i mostri uccidono ancora, girato ben dodici anni prima. Ma il successo di Guerre stellari convince i produttori che la fantascienza sociologica, tanto di moda negli anni '60 e '70, sia ormai agli sgoccioli, e che lo spettatore sia pronto per un ritorno a temi più semplici: e dopo Terrore dallo spazio profondo, remake del mitico L'invasione degli ultracorpi, arriva sul grande schermo Alien, capolavoro di Ridley Scott, che insieme a Stanley Kubrick può essere considerato il regista più geniale in campo fantascientifico.
Come ai vecchi tempi, la storia non è molto complicata: un'astronave commerciale, in viaggio verso la Terra, si ferma su un piccolo pianeta per controllare la provenienza di un misterioso segnale; uno degli astronauti, però, viene assalito da una creatura uscita da una specie di uovo, e ne rimane "incinto": poco tempo dopo, infatti, un'altra orribile creatura, in una scena tra le più famose, gli esce dallo stomaco di fronte agli sguardi terrorizzati dei suoi compagni, e si dilegua nei meandri dell'astronave. A questo punto comincia la carneficina: uno dopo l'altro tutti gli astronauti vengono uccisi, anche perché uno di loro (in realtà un androide) sta segretamente dalla parte del mostro, che la compagnia proprietaria dell'astronave vorrebbe utilizzare a scopi militari. Alla fine, comunque, una donna riesce a salvarsi: è il secondo ufficiale Ellen Ripley (l'allora sconosciuta Sigourney Weaver) che, dopo aver distrutto l'astronave, trova finalmente il modo di liberarsi del mostro e tornare sana e salva sulla Terra in una capsula di salvataggio. Almeno fino al primo dei molti seguiti ...
Può sembrare strano che un film palesemente ispirato ai B-movies degli anni '50 possa raggiungere un livello così alto; ma questo è dovuto, senza alcun dubbio, alle innovazioni introdotte da Scott, semplici e geniali nello stesso tempo: la principale di queste è certamente l'ambientazione claustrofobica, che aggiunge una particolare atmosfera a una situazione già di per sé angosciante, e ci rivela inoltre come gli astronauti siano personaggi ben diversi dai soliti eroi a cui i B-movies ci avevano abituato: quelli avrebbero affrontato qualunque mostro senza problemi, questi invece scapperebbero volentieri, ma non possono, e così trasmettono allo spettatore le proprie paure. Un'ottima idea è anche quella di lasciar perdere le trame collaterali (di solito storie romantiche tra i protagonisti) spesso presenti nei film di questo tipo: la tensione, così facendo, rimane sempre altissima. Un contributo non indifferente, infine, viene dalle scenografie del famoso disegnatore francese Jean Giraud, detto Moebius, la cui immaginazione surreale ben si sposa con le cupe fantasie di Ridley Scott.
I numerosi seguiti, qualcuno riuscito, qualcuno non tanto, fanno tuttora discutere critici e appassionati: ma solo il primo, inimitabile Alien, mette tutti d'accordo.

1979 The black hole - il buco nero (The black hole) Nelson 5 7 5 5 5
Commento

1979 Interceptor (Mad Max) Miller 7 9 5 6 7
Commento

1979 Quintet Altman 5 4½ 6 7 7 6

Negli incerti anni '60, molti grandi registi, prima di Stanley Kubrick, avevano provato a realizzare un film di fantascienza, di solito con buoni risultati: Godard, Truffaut, Losey, Petri su tutti. Altman, invece, ci prova alla fine degli anni '70, e il suo film, che avrebbe avuto senza dubbio un grande successo soltanto dieci anni prima, si risolve in un fiasco clamoroso: ormai, il pubblico preferisce film semplici, e ricchi d'azione, a quelli troppo complessi, a meno che non siano dei capolavori. Ma Quintet non lo è: lento e noioso, narra di un mondo futuro, coperto dai ghiacci in seguito a chissà quale catastrofe, dove pochi superstiti, rinchiusi in immensi rifugi sotterranei, passano il loro tempo giocando a "quintet"; un cacciatore, abituato a sopravvivere nel gelido mondo esterno (Paul Newman), si inserisce nel gioco, rompendone gli equilibri: ma in cosa consista esattamente, e quale sia il suo scopo, non sarà mai del tutto chiaro.
Film senza capo né coda, Quintet vorrebbe essere, probabilmente, una metafora sull'inutilità della vita, vista come fine a sé stessa, e del tutto priva di valori: ma alle buone intenzioni del regista corrispondono solo delle scenografie interessanti, e un cast degno di miglior causa (tra gli attori, anche Vittorio Gassman, Bibi Andersson e Fernando Rey). Su tutto il resto, meglio stendere un velo pietoso, per quanto la mano di Altman si veda, di tanto in tanto. Ma per realizzare, se non un capolavoro, almeno un buon film, ci vuole ben altro.

1979 Star Trek (Star Trek - the motion picture) Wise 7 5½ 7 7 5 6

Diversi anni dopo la fine della famosissima serie di telefilm "Star Trek", qualcuno pensa bene di tornarci sopra, questa volta con un film: il successo sarà tale che nei successivi vent'anni ne verranno prodotti altri otto, anche se gli attori cambieranno per strada.
La grande trovata di questo film sta nel farci vedere i protagonisti ormai invecchiati, diverso tempo dopo la fine della loro famosa missione: e così vediamo il leggendario capitano Kirk (William Shatner), ora ammiraglio, imbarcarsi come ospite a bordo della "sua" Enterprise, leggermente rimodernata; lo vediamo, dopo aver esautorato il nuovo comandante e averne preso il posto, raccogliere per strada tutti i componenti del suo vecchio equipaggio: da Spock (Leonard Nimoy) a McCoy (DeForest Kelley), da Scott (James Doohan) a Uhura (Nichelle Nichols), da Chekov (Walter Koenig) a Sulu (George Takei); lo vediamo infine affrontare un nuovo pericolo, come ai vecchi tempi: siamo in pieno Amarcord, e questo è appunto quello che volevano gli spettatori!
Poco importa quale sia la natura del pericolo: una vecchia sonda della serie Voyager, tornata indietro a cercare il suo "creatore", ma nello stesso tempo animata da bellicose intenzioni; poco importa come Kirk riesca a sventare il pericolo, grazie al sacrificio di due uomini del suo equipaggio (uno dei quali, non casualmente, è il comandante da lui esautorato). I personaggi che sono entrati nell'immaginario collettivo di tanti appassionati sono tornati: tanto basta!

1979 L'uomo venuto dall'impossibile (Time after time) Meyer 8 7 7 7 7 7

Londra, fine ottocento. Herbert George Wells (Malcolm McDowell) sta invano cercando di convincere alcuni amici che la macchina del tempo da lui costruita funziona veramente: ma uno di loro, uno stimato medico (David Warner), in realtà gli crede, e quando la polizia fa irruzione in casa dello scrittore, usa la macchina per fuggire nel futuro. Si tratta infatti di Jack lo squartatore, reduce da uno dei suoi delitti, e destinato, con questa fuga, a non ricomparire più nella sua epoca. Wells, infatti, lo segue nel futuro, sperando di poterlo riportare indietro, e si ritrova nella moderna San Francisco, dove la sua macchina del tempo è esposta in un museo, di fronte a visitatori ignari del suo funzionamento; ma ben presto ognuno dei due va per la sua strada: lo scrittore, che supplisce con la sua intelligenza alle difficoltà che deve affrontare, e lo squartatore, pienamente a suo agio nel mondo violento dei nostri giorni. Ma quando Wells, che nel frattempo è diventato amico di una gentile impiegata della banca d'Inghilterra (Mary Steenburgen), sembra voler rinunciare ai suoi propositi, lo squartatore ricomincia ad uccidere, e lo scontro fra i due ex-amici diventa inevitabile: alla fine l'intelligenza di Wells prevarrà sulla ferocia brutale del suo nemico, che verrà scaraventato in un tempo dove non potrà più nuocere. Lo scrittore, invece, tornerà nella sua epoca in compagnia dell'impiegata, ormai innamorata di lui, e destinata a diventare sua moglie.
Quasi certamente, L'uomo venuto dall'impossibile è il miglior film sui viaggi nel tempo che sia mai stato girato, o almeno il migliore di quelli che si prendono sul serio (Ritorno al futuro, infatti, gli è un po' superiore); la trama affronta con decisione il difficile problema dei paradossi, risolvendolo in modo brillante, e nello stesso tempo indugia sulle difficoltà incontrate nella nostra epoca da un uomo del passato, anche se intelligente e preparato ad affrontarle: trovata abbastanza originale, poiché di solito viene proposto il caso contrario. Ma non mancano, nella trama di questo film, momenti di tensione e di suspence degni dei migliori thriller, e così pure momenti brillanti (per esempio, il complicato rapporto tra il compassato gentiluomo vittoriano e la disinvolta impiegata dei nostri giorni): dulcis in fundo, anche il cast è di buon livello, anche se privo di nomi altisonanti. Ma quando si hanno delle buone idee, e la voglia di realizzare qualcosa di meno banale del solito, si può tranquillamente rinunciare ai grandi attori e agli onnipresenti effetti speciali (praticamente assenti in questo film): una lezione oggi dimenticata, ma sempre validissima.

1980 Countdown dimensione zero (The final countdown) Taylor 7 6½ 8 5 5

Che accadrebbe se una portaerei della nostra epoca tornasse indietro nel tempo, e avesse la possibilità di attaccare, con i suoi aerei a reazione e i suoi missili, le squadriglie giapponesi dirette alla volta di Pearl Harbour? L'idea alla base di Countdown è indubbiamente interessante, ma l'ingenuità con cui viene sviluppata impedisce a questo film di diventare un piccolo capolavoro nel suo genere: che dire, infatti, della misteriosa "tempesta magnetica" che provoca il viaggio nel tempo, scatenandosi nel posto e nel momento giusto? E del fatto che la portaerei si ritrovi nel passato proprio il giorno prima dell'attacco a Pearl Harbour? E soprattutto, della provvidenziale ricomparsa della "tempesta magnetica" subito prima dell'attacco alle squadriglie giapponesi, in modo di poter rimandare la portaerei nel suo tempo, impedendo così il verificarsi del paradosso temporale?
Nonostante queste forzature, tuttavia, il film rimane un ottimo esempio di come si possa affrontare con successo il difficile tema del viaggio nel tempo: pochi spunti, e semplici, ma sviluppati come si deve. Così la trama gira abilmente intorno ai paradossi, evitando di affrontarli apertamente, e concentrandosi invece sui dilemmi del comandante della portaerei (un amletico Kirk Douglas) e del suo secondo (Martin Sheen), indecisi sul da farsi, o su alcuni episodi collaterali, ma di particolare fascino: tra i quali vale la pena di ricordare, almeno, l'incredibile duello fra due caccia decollati dalla portaerei, e due "Zero" giapponesi in ricognizione, i cui piloti, pur sbalorditi dalle evoluzioni dei loro avversari, si lanciano al loro attacco!
In fondo, ciò che manca a questo film è un solamente buon finale: la soluzione scelta dagli autori, infatti, sembra proprio tipica di chi si è impegolato in una situazione difficile, e non sa come uscirne; ma fino a quel momento il film regge. E regge bene!
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Re: AIUTO PER RICERCA FILM FANTASCIENZA

Messaggio da Sua Eccellenza »

Post utilissimo come sempre, grazie
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Re: AIUTO PER RICERCA FILM FANTASCIENZA

Messaggio da rimmel »

A me invece il post di francesca 100 mi è sembrato inutile e poco opportuno, mi scuso per questa discordanza di pareri con Sua Eccellenza.
Avevo fatto una richiesta ben specifica, riguardo la ricerca di un film, che ancora oggi non riesco a rintracciare, e l'unica risposta è la lista di alcuni film di fantascienza poco pertinenti con ciò che cerco io.
Francesca 100 poteva aprirsi un posto suo dove elencava i vari film di fantascienza e sicuramente avrebbe fatto un ottimo servizio per la collettività, me compreso.

Sono sempre alla ricerca del titolo del film in oggetto. :D
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Re: AIUTO PER RICERCA FILM FANTASCIENZA

Messaggio da Insight »

Ma infatti la risposta di Sua Eccellenza era ironica... Da assiduo frequentatore del Forum lo affermo con assoluta certezza ;) Purtroppo non è la prima volta che la nostra Francesca 100 si dimostra affetta da sindrome compulsiva del copia-incolla, le è già stato fatto notare parecchie volte...

Quanto al tuo quesito, mi spiace, ma la mia profonda ignoranza in materia di storia della televisione mi impedisce qualsiasi tentativo utile di risposta :)
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Re: AIUTO PER RICERCA FILM FANTASCIENZA

Messaggio da rimmel »

Allora come non detto. :mrgreen:
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Re: AIUTO PER RICERCA FILM FANTASCIENZA

Messaggio da Boldlygo »

Ma fosse la Raumpatrouille Orion, una sorta di Star Trek tedesco? La descrizione calza, perché la base della nave era sottomarina.
Sarebbe una serie, ma gli episodi sono così pochi (e quelli trasmessi ancora meno) che è facile scambiarla con una serie di film.

https://it.wikipedia.org/wiki/Le_fantas ... nave_Orion

Incredibilmente pare sia stato trasmesso anche dalla RAI, oltre che dalla TV Svizzera Italiana e da TMC.

Ho solo fatto una ricerca in più lingue, perché non mi risulta di aver mai visto nulla del genere in TV, ma io sono di Roma e dalle mie parti la Svizzera e TMC in quegli anni praticamente non si vedevano, a meno di non attrezzare impianti d'antenna clamorosi.

[Edit] Ah, no... non mi ero accorto che l'avessi esclusa all'inizio. Ci ho provato - e fallito.
Ultima modifica di Boldlygo il gio 25 lug 2019, 9:37, modificato 1 volta in totale.
francesca100
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Re: AIUTO PER RICERCA FILM FANTASCIENZA

Messaggio da francesca100 »

Le fantastiche avventure dell'astronave Orion
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Re: AIUTO PER RICERCA FILM FANTASCIENZA

Messaggio da rimmel »

No, avevo già scritto che non si trattava di astronave Orion all'inizio.
francesca100
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Re: AIUTO PER RICERCA FILM FANTASCIENZA

Messaggio da francesca100 »

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