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Zeltweg, 17 Agosto 1975 o giù di li....

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GP56
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Zeltweg, 17 Agosto 1975 o giù di li....

Messaggio da GP56 »

“Giorgio, c’è Mario al telefono per te”.
Mia madre mi chiama da dentro casa, io sono fuori con degli amici a godermi un pò di fresco in questa sera di fine luglio.
Mario è il mio migliore amico (e lo sarà per sempre), compagno di scuola.
“Ehi, Mario, dimmi”
“Ciao, apri bene le orecchie: il Ferrari Club del mio paese organizza per il 17 agosto un pulman per andare a vedere la F1 a Zeltweg, ci andiamo? Ci vogliono 12mila lirazze, devi trovarti alle 2,30 del mattino davanti a casa mia”
“Si, chiedo ai miei la sponsorizzazione e ti do conferma, ma penso proprio di si, ti richiamo domani”
“Ok, ciao, vaffanculo”
“Anche tu, ciao”
CLIC
Esco fuori, mio padre fuma la pipa mollemente accasciato su una sdraio sul terrazzo.
“Papà, ho bisogno di tre favori”
Dalla nuvola di fumo che lo avvolge percepisco un “sentiamo”
“Primo favore: mi sponsorizzi con 12mila lire più varie ed eventuali per farmi andare in pulman con Mario a vedere il GP di Austria fra 15 giorni? Andiamo e torniamo in giornata”
“Va bene”
“Secondo favore: mi dovresti portare per le 2,30 del mattino da Mario, il che significa partire da qui alle 2”
“Va bene”
“Terzo favore: posso portare la tua macchina fotografica?”
La nuvola di fumo azzurro fa di no con la testa.
“Perchè no?”
“Perchè magari la perdi, o te la rubano e poi di sicuro secondo me te la sequestrano in frontiera”
“Ma no, dai papà, non la perdo di sicuro, e poi perchè mai dovrebbero sequestrarmela in frontiera?!?”
“Perchè non si sa mai”
“E vabbè, farò senza... grazie!!!”
Un pò mi dispiace per la macchina fotografica, ma poi me ne frego, ai primi di settembre andrò a Monza a vedere il GP d’Italia e li la porto di sicuro.
Sono strafelice, questa inaspettata possibilità di vedere il GP d’Austria mi fa fare i salti di gioia.
Richiamo subito Mario, gli confermo tutto, e dopo esserci sfanculati reciprocamente ci ridiamo appuntamento per il 17 all’alba.
Mi chiudo in camera, mi sdraio nella penombra, con quella felicità carica di adrenalina che ti fa stare bene.
Accendo la radio e sento “Mandy” di Barry Manilow (e per tutti gli anni a venire, ogni volta che sentirò questa canzone mi ritornerà in mente quel momento).

Domenica 17 Agosto, ore 2 del mattino
Borsa militare a tracolla con panini e bibite: FATTO
Maglioncino che in Austria fa freddo anche in agosto: FATTO
Più o meno 25mila lire in tasca: FATTO
“Papà, la prendo o no la macchina fotografica?” “NO!!”: FATTO

Arriviamo nella piazza davanti a casa di Mario, saluto mio padre e aspetto.
La finestra della cucina di Mario ha la luce accesa, poco lontano vedo un Pulman parcheggiato davanti al bar con delle persone attorno.
Poco dopo scende Mario.
“Ciao vecio”
“Ciao, tutto a posto?”
“Si, andiamo al pulman”
Saliamo.
Il presidente del Ferrari club, un uomo molto corpulento detto “il grosso presidente” dice un paio di parole, ci raccomanda di essere sicuri di avere con noi la carta di identità, conta le persone, e si parte.
Zeltweg dista circa 400 km, in autostrada fino a poco dopo Venezia, poi tutta una infinita statale.
Io e Mario siamo seduti quasi in fondo, il dondolio del pulman concilia il sonno, e dopo aver sparato qualche cazzata lui si addormenta.
Io ci provo, ma ho troppa adrenalina in corpo.
Realizzo che è la prima volta che vado all’estero per vedere una gara, e so che sarà una esperienza che non dimenticherò mai.
Arriviamo al confine che albeggia, sale un poliziotto italiano che controlla i documenti.
Un ragazzo scopre di averlo dimenticato a casa... il grosso presidente, dopo averlo insultato, si adopera con tutta la sua diplomazia per convincere le autorità a farlo passare lo stesso, ma non c’è nulla da fare.
Il ragazzo scende, e lo vedo scomparire sul marciapiede, passerà la giornata ad aspettarci.
Villach, poi costeggiamo un lago, poi Klagenfurth, luoghi che negli anni a venire vedrò solo dall’autostrada, ma adesso ci passiamo in mezzo.
Klagenfurth è pulitissima e ordinata.
Mi addormento per un pò.
Passano le ore, arriviamo e quando vedo l’aeroporto so che la pista è sulla montagna davanti.
L’autista segue le indicazioni per il parcheggio dei pulman, che è un prato enorme, si ferma ai bordi della strada.
Il grosso presidente scende per andare ad acquistare i biglietti, ci raccomanda di non muoverci.
Mario è assonnato, io non vedo l’ora di scendere, fa già caldo.
Il grosso presidente arriva, ci dice di memorizzare il luogo dove è parcheggiato il pulman, ci dice di raggiungerlo subito dopo la fine del GP e ci distribusice i biglietti dicendo che da quel momento ognuno era libero di andare dove voleva.
Io e Mario seguiamo le persone che sono davanti a noi, bene o male arriveremo al circuito.
E infatti ci arriviamo, passiamo davanti a delle case e a una piccola chiesa, e ci troviamo davanti a un tunnel, del diametro di qualche metro, che passa sotto la Hella Licht Curve, la prima curva della pista.
Un addetto ci strappa il biglietto, e ci fa passare.
Sbuchiamo dall’altra parte proprio quando comincia il warm up.
Una ventina di metri dopo il tunnel c’è un vecchio carro abbandonato, mezzo divelto.
“Sediamoci li” dico a Mario, “intanto guardiamo il warm up da qui, poi se non ci piace cercheremo un altro posto per vedere la gara”
So che Lauda è in pole, e potrebbe laurearsi campione del mondo in questa gara.
Ma la macchina che più mi colpisce è la Shadow di Jarier, tutta nera, che oltre a essere bellissima (per me una delle più belle F1 di sempre) monta per la prima volta il motore Matra, un 12 cilindri che gira altissimo, il suono di questo motore è un sibilo avvolgente e sensuale, lo sentirò ancora meglio un mese dopo nei lunghi rettilinei di Monza.
Nel warm up non girano tutti assieme, ci sono delle pause di silenzio.
Mi guardo attorno, ho un bosco alle spalle, la pista a una ventina di metri davanti a me, siamo in una posizione più alta rispetto alla pista, il tratto che riusciamo a vedere non è molto lungo, è proprio l’inizio della curva, le macchine arrivano in frenata.
Appoggio il maglione e la borsa sul carro, tiro fuori un panino.
Mario fa lo stesso.
Sento arrivare una macchina che perde giri in maniera strana, appena sbuca dall’albero vedo un pezzo nero staccarsi e volare via dal posteriore, la macchina sbanda sulla sinistra, investe le reti, sento un fragore strano, una sorta di fruscio enorme e nel polverone la vedo sollevarsi e ricadere al di la del guard rail.
Senza dire una parola mollo tutto, corro verso il tunnel, lo attraverso di corsa, appena fuori guardo in alto verso destra e vedo il muso della macchina appoggiato alle reti, appena oltre l’apertura del tunnel.
Vicino a me vedo delle persone immobili che la guardano, io faccio per risalire la scarpata ma uno di quelli che controllavano i biglietti, con un cappello bianco in testa, mi strattona per braccio sinistro.
Lo spingo via e corro lungo la scarpata, mi fermo attaccato alla rete, a mezzo metro dalla macchina.
Riconosco la March-Penske di Donohue.

Qualche metro più sopra, dalla pista, Fittipaldi la osserva immobile.
Dal motore si alza un pò di fumo, e sento il rumore di un motorino elettrico che gira sempre più lentamente, fino a fermarsi.
Il pilota è immobile, un grosso tubo gli tiene rovesciata la testa all’indietro e piegata verso sinistra in una posizione innaturale, penso che potrebbe essersi rotto il collo.
Una ruota posteriore è infilzata in uno dei tubi.
Sento delle persone avvicinarsi dietro di me.
Due pensieri mi perforano paralleli e contemporanei il cervello:
“Porca vacca se avessi con me la macchina fotografica!!!... Se la macchina esplode adesso sono fottuto pure io...”
Ma non mi muovo da li.
Fittipaldi scende, si avvicina a Donohue e gli sente il polso.
Poi, con delicatezza, sposta il tubo e gli toglie casco e sottocasco.
Nel frattempo scende un infermiere che gli pratica una flebo.
Dopo pochi secondi Donohue apre gli occhi e scambia qualche parola con Fittipaldi, mentre dalla scarpata scendono un paio di commissari con gli estintori, assieme a Stuck e a Evans.
Noto un grosso ematoma sulla parte sinistra della fronte di Donohue.
Adesso molte persone sono vicino a me, ma nessuno fiata, c’è un silenzio assurdo, rotto solo dal rumore di un elicottero che volteggia sopra di noi.
Passa ancora qualche minuto, poi Fittipaldi e Stuck lo estraggono dal rottame e lo portano sulla pista, dove immagino sarà arrivata una ambulanza.
Sono aggrappato alla rete, non vorrei più andarmene da li, assisto alla rimozione della macchina.
Poi scendo, riattraverso il tunnel e trovo Mario ancora seduto sul vecchio carro.
“Ho visto tutto” gli dico con un filo di voce.
“E’ morto?”
“No, parlava, era cosciente, ma non saprei dire come sta”
“Deve aver ferito anche dei commissari, ho visto che li portavano via in barella”
“Non lo so”

Cerco di calmarmi e di mettere ordine ai pensieri, e non mi tolgo dalla testa che se avessi avuto la macchina fotografica...
Intanto, davanti a noi, vengono smontate tutti gli striscioni pubblicitari da bordo pista, un tubo dei quali aveva colpito Donhue alla testa.
Gli addetti cominciano a rimettere in piedi le reti, dopo circa un’ora arriva una macchina e scende Lauda, accolto da una ovazione del pubblico.
Parlotta con gli addetti, sembra quasi controllare i lavori.
Il tempo si annuvola velocemente, io e Mario decidiamo di spostarci, e andiamo alla chicane Texaco, più o meno a metà del tracciato, da dove vediamo un bel pezzo di pista.
La partenza viene spostata alle 15,30 per permettere il ripristino della pista nella zona dell’incidente.
Verso le 15, comincia a piovere, ma non sembra niente di speciale, tranne che per noi che, oltre a essere senza macchina fotografica, eravamo anche senza la minima protezione per la pioggia.
Improvvisamente, la pioggia aumenta di intensità, ci ammucchiamo tutti sotto gli alberi, che poco fanno per ripararci.
Ogni tanto si sente qualche motore mettersi in moto, e poi rispegnersi.
Piove sempre più forte, e gira voce che la garà non si farà.
Sono ormai passate le 16, quando finalmente sentiamo le vetture mettersi in moto, e poco dopo le vediamo passare davanti a noi per andarsi a schierare.
La pioggia è diminuita, ma non smette.
La pista è allagata, noi siamo nel fango fino alle caviglie, fra una risata e una parolaccia.
La gara parte, e l’unica macchina che riconosco è Lauda in testa, dietro di lui la nuvola di acqua nasconde tutto e tutti.
E’ una gara di cui non si capisce e non si vede nulla, anche perchè la pioggià riprende di intensità.
Le macchine sono sgranate, e comincio a distinguere qualcosa.
Nella fattispecie la March di Brambilla che lentamente risale posizioni su posizioni, Brambilla si sa che sull’acqua va forte, passa in testa.
Ad un certo punto Brambilla passa col muso danneggiato, sbracciandosi verso la folla.
Aveva vinto, la gara era stata interrotta e noi non lo sapevamo!
Dopo aver tagliato il traguardo aveva tolto entrambe le mani per festeggiare, e aveva toccato il muretto dei box piegando e rompendo il musetto (lo stesso musetto che adesso, con l’autografo di Brambilla, fa bella mostra all’ingresso della Beta Utensili, io l’ho fotografato).
Dei tifosi italiani con una radiolina ci confermano la vittoria di Brambilla, contenti e inzuppati ci dirigiamo verso il pulman.
La folla si accalca sul famoso tunnel, sta diluviando, e stiamo molti minuti fuori dal tunnel, il serpente di folla fa fatica a passare in quell’imbuto.
Millimetro dopo millimetro, entriamo.
Mi sento schiacciato, Mario non so dove sia, e mi ritrovo (lo giuro) a muovermi senza toccare terra con i piedi, trascinato dalla folla, e ho più paura in quei minuti che poche ore prima davanti alla macchina che avrebbe potuto incendiarsi.
Arriviamo al pulman fradici e infangati, l’autista ha opportunamente acceso il motre e il mezzo si sta lentamente scaldando.
Il grosso presidente conta le persone, ne manca uno.
Non sappiamo che fare, qualcuno propone di andarlo a cercare (io non sono d’accordo); altri propongono di partire e lasciarlo al suo destino “tanto è sempre il solito rompicoglioni” (io sono d’accordissimo).

Per passare il tempo, l’autista ha acceso la TV, e vediamo un western con i cowboy che parlano tedesco, cosa che mi lascia basito (non ci avevo mai pensato che il film vengono doppiati nelle lingue del paese dove vengono trasmessi)
Dopo due ore questo arriva tutto sorridente, viene insultato pesantemente da tutti e si giustifica dicendo “sono andato sotto il podio a festeggiave Bvambilla” (il coglione ha la erre moscia).

Ripartiamo, mentre tutti stanchi morti dormono, io e Mario ridiamo e chiacchieriamo per tutto il viaggio.
(poche settimane dopo, uno dei viaggiatori si lamenterà con Mario di due coglioni che hanno fatto casino per tutto il viaggio, che lui aveva la febbre e non riusciva a dormire...).

Il mercoledì successivo, alla sera, sono coi soliti amici davanti a casa, mio padre mi chiama:
“il pilota di cui hai visto l’incidente, è morto oggi, l’ho appena sentito alla radio”.
Rimango di sale, e come se fosse morto davanti a me.
Il giorno dopo arriva finalmente Autosprint, divoro la cronaca della gara e nell’articolo che parla dell’incidente ci sono mille inesattezze. Decido di scrivere una lettera al giornale, raccontando per filo e per segno quello che ho visto.
Il mercoledì successivo, in Vespa vado a casa di Mirco, altro amico con il quale ho visto mille mila GP di F1 a Monza.
Voglio andare con lui all’edicola della stazione, dove Autosprint arriva un giorno prima.
Sua mamma mi dice che Mirco non c’è, poi mi fa:
“Bello l’articolo che hai scritto su Autosprint, bravo!”
Io la ringrazio e la saluto, e mentre vado verso la stazione penso che si sia sbagliata, io non ho scritto nessun articolo su Autosprint!!
E invece, scopro poco dopo che il giornale ha pubblicato la mia lettera sotto forma di articolo, addirittura su due pagine.

Sono tornato a Zeltweg per lavoro la prima volta nel 1997, per poi tornarci molto spesso.
Solo nel 2011 ho avuto il tempo e un pò di coraggio di tornare a cercare quel tunnel, quel prato, adesso che la pista è stata modificata e ha eliminato quel tratto di percorso.
Eliminato, ma ancora esistente.
L’ho ritrovato, sono risalito da quella scarpata, mi sono aggrappato alla rete... e mi sono venute le lacrime agli occhi

Conservo ancora quel giornale, ogni tanto lo apro, e cerco l’articolo, ma se accendo la radio, non trovo mai Mandy...
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konigstiger
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Re: Zeltweg, 17 Agosto 1975 o giù di li....

Messaggio da konigstiger »

Testimonianza straordinaria!!!
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Re: Zeltweg, 17 Agosto 1975 o giù di li....

Messaggio da Insight »

L'ho letto con molto piacere e lo rileggerò. Un ottimo racconto, in stile realistico come piace a me. Bello anche il contrasto fra l'atteggiamento un po' cinico del narratore da giovane e la sua pacata amarezza nel finale, in età più matura. Chissà se quelle lacrime, alla fine, sono per Donohue o per lui...
A me piace pensare che siano per tutti e due ;)
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Re: Zeltweg, 17 Agosto 1975 o giù di li....

Messaggio da andromeda57 »

Non sono mai stato un appassionato sportivo, le varie discipline le ho sempre seguite in maniera sporadica e distaccata, questo racconto però è una testimonianza di vita e un'esperienza umana che non può lasciare insensibili.
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Re: Zeltweg, 17 Agosto 1975 o giù di li....

Messaggio da Insight »

E tu quando ci fai un bel racconto, Andromeda? Anche tu avrai tante esperienze da raccontare... :)
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Re: Zeltweg, 17 Agosto 1975 o giù di li....

Messaggio da GP56 »

Vorrei ringraziarvi per quello che avete scritto riguardo al mio racconto, troppo buoni… Lo integro con questa aggiunta, un pò più lieta.
Ci tornai anche nel 1976, sempre col viaggio organizzato dallo stesso Ferrari Club (però con la macchina fotografica del babbo!!) e assistetti alla prima vittoria in F1 per John Watson, alla guida di una Penske.
Ricordo di aver pensato malinconicamente che il destino ripagava in parte la Penske della perdita di Donohue (che nel 1975 guidava una March gestita da appunto Penske) con la vittoria di Watson.

Nel 2006, a Shanghai, al party di chiusura della prima edizione dell'A1GP (un campionato favoloso che ho avuto la fortuna di disputare con team manager) incontrai un attempato John Watson, che ben prima che iniziasse le cena, era bello "carico" di birra... Mi sono avvicinato, e gli ho detto:
"Buonasera Mr. Watson, posso salutarla? Io ero a Zeltweg nel 1976 quando lei vinse il suo primo GP con la Penske, e sono contento di poterla conoscere".
Lui si è fatto serio, mi ha stretto un braccio, ha avvicinato il suo volto al mio, e guardandomi fisso negli occhi mi ha quasi urlato: "YOU ARE A LUCKY MAN!!!" poi è scoppiato a ridere e mi ha abbracciato...

PS per Insight: quelle lacrime sulla scarpata nel 2011 erano un po' per tutto, era un momento particolare della mia vita per tante vicende, e in quei secondi si sono sommate mille sensazioni, compresa la maledetta consapevolezza che erano comunque passati 36 anni…

Grazie ancora, penso che pubblicherò altri miei scritti, anche se sono già sul mio sito
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Re: Zeltweg, 17 Agosto 1975 o giù di li....

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Accipicchia, ma tu eri proprio nel mondo delle corse... :)

Cmq, sì, se hai altri racconti pubblicali pure.... Anche semplici storie di vita vanno benissimo, mi piacerebbe molto che questa sezione del forum decollasse un po'... Purtroppo è un forum di timidoni ;)
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Re: Zeltweg, 17 Agosto 1975 o giù di li....

Messaggio da GP56 »

Da un'occhiata al mio sito...
"Tu ed io abbiamo ricordi più lunghi della strada che si allunga di fronte" (Sir Paul McCartney, e chi sennò?)
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Re: Zeltweg, 17 Agosto 1975 o giù di li....

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Lo farò senz'altro nei prossimi giorni, dalla postazione dove sono ora non posso...
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Re: Zeltweg, 17 Agosto 1975 o giù di li....

Messaggio da GP56 »

... E io sono ANCORA nel mondo delle corse!!!!!
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