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Maggio 2005

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GP56
Settantiano entusiasta
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Iscritto il: gio 30 ago 2018, 11:04

Maggio 2005

Messaggio da GP56 »

...ecco, a questo sono molto legato...

RITORNO

Ci sono ritornato oggi, dopo 8 mesi e dodici giorni.
Non so dire cosa ho provato quando l’ho vista dentro a quella casa, sopra agli 86 gradini.
Lo sento, ma non lo so semplicemente dire.
Il mondo che le ho regalato appeso ad una parete.
I capelli molto più lunghi, il solito sorriso, la solita bellezza inspiegabile, quel fascino.
Mi ha abbracciato a lungo.
“Scusami, ma devo fare una telefonata importante”
“Fai pure, sei in anticipo e io non sono ancora pronta”
Mi sono chiuso in camera, in quella camera, e ho fatto la telefonata, guardando il cielo che tante volte ho visto svegliandomi dopo aver dormito con lei.
Anche quel riquadro di cielo non era più quello, forse gli occhi di altri uomini lo hanno cambiato da quella finestra.
E’ tornata, truccata, pettinata.
Bellissima.
Due parole, due frasi nervose, imbarazzate.
“Sei un po’ ingrassato?”
“Forse”
“Stai bene comunque”
“Grazie”
Sono uscito sulla terrazza, su quella terrazza dove un giorno sono stato anche felice facendo l’amore con lei e dove ho lasciato tempo fa un pezzo di cuore.
Era ancora li, ma l’ho lasciato stare… ha fatto finta di non vedermi.
Da dietro la schiena estrae un piccolo libro sulle curiosità di Firenze.
“Questo è per te”
Siamo usciti, Firenze era calda, poco affollata, lenta e dolcissima.
Struggente come sempre.
Un piccolo giro in centro, il Duomo, Via dei Calzaiuoli, Piazza della Repubblica “Andiamo in libreria?”
Le parole sempre vaghe a parlare di niente per non parlare di tutto.
Sembra disinvolta, padrona di sé.
“Ora faccio solo cose che mi piacciono al 100%, basta compromessi”
“Bene”
Giro la testa dall’altra parte, perché non veda che non ci credo fino in fondo.
La guardo da dietro gli occhiali scuri, guardo quel profilo che ho visto dormire a un centimetro da me.
Chissà quante mille notti.
Vorrei non essere li, vorrei starci tutta la vita.
Prendiamo la macchina, cerchiamo un ristorante.
I viali, quei viali con lei, di notte, di mattina presto, di pomeriggio.
Come quella volta che era appena tornata da un viaggio al sud e non abbiamo detto una parola per tutti i viali fino a che non ci siamo chiusi all’imbrunire in una camera dell’Hotel Silla.
“Gira a destra”
Lungarno della Zecca Vecchia.
“Fermati un secondo”
Siamo davanti all’Hotel River, a pochi gradini dalla stanza di quattro anni fa, e chissà se me lo ha chiesto apposta.
“…perché io questa notte farei un figlio con te, ma prendila come se ti avessi chiesto che tempo che fa….”
Quella frase mi rintrona nella testa, ma più di tutto rivedo i suoi occhi, luminosi nella penombra della stanza.
E sono quattro anni che non so più che tempo che fa.
Parcheggiamo più avanti, in Lungarno delle Grazie, a pochi passi dalla Biblioteca Nazionale.
Troviamo una trattoria in piazza S. Croce.
Mi fissa tormentandosi le mani.
“Se devi dirmi qualcosa, qualsiasi cosa, dimmela ora; sappi che io sto bene”
E rivedo quella smorfia buffa e triste che conosco in ogni piega della pelle, che non dice la verità.
“Non ho nulla da dirti”
“Allora mangiamo”
Abbiamo parlato del suo profumo.
Mangio spaghetti conditi con un po’ di malinconia.
“Mi manchi tanto, sempre”
“Non ci credo”
“Tu non puoi sapere cosa provo io”
“Si, ma non è sufficiente”
E qualcosa dentro comincia a fare male.
Siamo usciti, Firenze è bella e senza parole.
Sul Lungarno si appoggia alla spalletta, la luce del pomeriggio si riflette sull’acqua e abbaglia.
“E’ un po’ più indietro, ma siamo dalla stessa parte della prima volta”
“Si”
“Ti rivoglio solo se arrivi su un cavallo bianco sventolando un documento, e dovrai anche faticare per riconquistarmi”.
Io mi sporgo per vedere Ponte Vecchio, l’acqua è argento puro.
“Andiamo via”
La riporto verso casa, ci abbracciamo.
La bacio su una guancia, sento quel profumo e non vorrei staccarmi più.
Chissà quando la rivedrò.
Più mi allontano da quella città, più la temperatura scende.
Quella del mio cuore è già polare.
Non sento nulla, non voglio sentire nulla e metto a tacere tumulti vecchi e nuovi.
Buio.
Ore 22.09; squilla il cellulare.
E’ lei.
“Lasciami perdere per un lungo tempo, non cercarmi”
Riconosco per la milionesima volta nel velluto della voce quella smorfia buffa e triste, che non dice la verità.
Come quella del volto.
"Tu ed io abbiamo ricordi più lunghi della strada che si allunga di fronte" (Sir Paul McCartney, e chi sennò?)
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Insight
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Re: Maggio 2005

Messaggio da Insight »

Hmmm... Questa storia non l'ho capita molto, scusa. Forse perché è lontana dalla mia sensibilità. Per me o due persone si amano oppure sono solo amiche, non c'è via di mezzo. Le vie di mezzo, soprattutto in amore, io non le capisco, non le sopporto; questo vorrei ma non posso, ti amo ma non voglio...no, scusa, non ti amo, ma forse sì, ma non posso... O mamma mia, no, eh... BASTAAAAAA !!! Sto da solo tutta la vita, che è meglio.

Come sei stato chiaro quando hai sorriso a tuo padre seduto al seggio e ne hai reso un'immagine cristallina, anche di te stesso e del militare (per quanto mi sia antipatico, però è una figura chiara).
Così avresti dovuto essere anche con questa bella fiorentina. Invece l'hai fatta fumosa e dai contorni sbiaditi... E non rimane nulla di lei in chi legge e nemmeno di te stesso.

Forse questo racconto significa molto per te. Ma per me nulla.

Non t'arrabbiare, eh... Ciao :)
"Lo stolto continua a parlare mentre gli strumenti dicono molto più di questo, stai tranquillo e ascolta quello che non puoi esprimere" (andromeda57)
_____
Anni 80? No, grazie
GP56
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Re: Maggio 2005

Messaggio da GP56 »

Ma figurati se mi arrabbio per una critica del genere.
Non c'è niente da capire, come canta De Gregori.
Quel racconto è la cronaca di un giorno passato a Firenze con lei 8 mesi dopo che la storia (durata circa 3 anni) era finita.
Nulla di più e nulla di meno.

Ok, allora adesso ne pubblico altri due meno criptici, e poi sto un po' zitto, non voglio fare la figura dello sborone...
"Tu ed io abbiamo ricordi più lunghi della strada che si allunga di fronte" (Sir Paul McCartney, e chi sennò?)
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