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Kuala Lumpur 2006 (quel burqa...)

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GP56
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Kuala Lumpur 2006 (quel burqa...)

Messaggio da GP56 »

Ho girato e sto girando un pò di mondo col mio lavoro, e ogni tanto scribacchio qualcosa.
Questo l'ho scritto nella primavera del 2006, la prima volta che sono stato in Malesia
(tranquilli, qui non muore nessuno...)

QUEL BURQA….

Malesia.
Questa parola, nella mia mente si associa automaticamente a “pirati”.
“I pirati della Malesia”… ma non ricordo di avere letto Salgari, che scriveva della Malesia senza mai esserci stato.
Ora io ci sono in Malesia.
Il KLIA (Kuala Lumpur International Aeroport) EXPRESS, il treno che in 28 minuti percorre 70 km e mi porta dall’aeroporto al cuore della capitale malese non è diverso da altri treni simili che ho preso.
E’ diverso il panorama che attraversa, una foresta tropicale con piante tutte uguali.
Forse troppo uguali.
Guardando con attenzione, sono tutte allineate perfettamente, almeno nei primi chilometri dall’aeroporto.
Infatti, qualcuno mi dice che dall’alto si vede perfettamente che gli alberi sono piantati in modo di disegnare figure ben precise.
Il regnante, che campeggia in un enorme cartellone all’imbocco dell’autostrada che parte dall’aeroporto, ha fatto disboscare diversi chilometri quadrati di foresta, per poi rimboscarli piantando le piante, appunto, secondo disegni ben definiti.
Purtroppo, sono arrivato e ripartirò di notte e non potrò godermi questa cosa.
Kuala Lumpur è la classica metropoli orientale, soffocata dal caldo e dall’umidità.
Qui, a novembre è tarda primavera, la temperatura non scende mai sotto i 30 gradi di giorno.
E’ la stagione delle piogge, che dura da Settembre a Dicembre, piove praticamente ogni giorno, in pochi minuti si scatenano violenti acquazzoni.
Taxi moderni forniti di tassametro, si mescolano a taxi variopinti anni ’80 dove il tassista prima ti chiede la destinazione e poi ti dice il prezzo, sul quale c’è un piccolo margine di trattativa.
Prezzo comunque sempre conveniente rapportato all’Europa, un euro è cambiato a 4,22 Rhing.
La città è dominata dalle Petronas Towers, due torri collegate fra loro da una enorme ponte.
E’, per ora, l’edificio più alto al mondo, e qui le chiamano le Twin Towers…. da sotto sono impressionanti, tutte rivestite di acciaio luccicante e rabbrividendo provo a pensare a cosa succederebbe se fossero obbiettivo di un attentato simile a quello delle Twin Towers americane.
E’ probabilmente la parte della città più pulita, tutto intorno c’è un parco con panchine e laghetti, coppie che passeggiano, bambini che gridano.
Ma arrivando, a non più di mezzo chilometro, ho visto una baraccopoli, immersa in un piccolo bosco al centro della città, dove (parole del tassista) la gente non sa come vivere.
Chiedo informazioni per poter salire sulle Torri, un gentilissimo e giovanissimo impiegato mi dice che le visite guidate si fermano al ponte, ma bisogna arrivare prima delle otto del mattino perché i biglietti (gratuiti) sono contingentati e finiscono sempre prima delle nove.
E’ possibile visitare liberamente il primo piano (occupato da uno smisurato centro commerciale) e il secondo, dove ci sono alcuni ristoranti.
Data l’ora (sono le tredici) opto per il piano dei ristoranti, ordino un delizioso piatto di pesce e una birra.
Il cameriere, salutando come fa tutta la servitù portandosi la mano destra sul cuore, mi dice che non servono alcolici, poi, ammiccando, sottovoce aggiunge che lui la beve e non avrebbe problemi a portarmela ma il boss non vuole….
E’ un paese islamico, per quanto moderato e molto occidentale in usi e costumi, quindi gli alcolici sono serviti con moderazione.
Nella stanza dell’hotel dove alloggio, una freccia sul soffitto indica la direzione della mecca, mentre nel frigo bar la birra abbonda così come una bottiglia si champagne… è il primo contrasto, e non sarà l’ultimo.

Il traffico è caotico, modernissime berline si mescolano a vecchie utilitarie, la marca più diffusa è la Proton, unico costruttore malese il cui simbolo (un triangolo sul musetto) è del tutto simile a quello dell’Alfa Romeo.
John Thompson è un imprenditore Irlandese.
10 anni fa ha venduto la sua azienda agli americani e si è trasferito qui con la famiglia.
Mi dice che la vita costa cinque volte meno che in Europa, lui praticamente vive di rendita e non ci pensa proprio di tornare nel Vecchio Continente.
Solo le auto costano carissime, mi dice, ma il resto è veramente economico.
Le auto non lo so, ma le scarpe di marca che vedo in un negozio costano come da noi, così dicasi per gli orologi.
Mentre invece da McDonald's lo stesso menù che da noi costa 6 euro, qui viene venduto in effetti ad un prezzo cinque volte inferiore
Tantissimo sono gli scooter, e tutti i motociclisti indossano un giubbetto… alla rovescia!!
Chiedo incuriosito al tassista che mi accompagna il perché di questa usanza e lui, col tono di chi risponde ad una sciocca e ovvia domanda, dice che lo fanno per proteggersi dall’aria.
Mi viene da rispondere che mettendoselo dritto e chiudendo la cerniera l’effetto protettivo sarebbe lo stesso e non si rasenterebbe il ridicolo (sembrano tanti clown che per far ridere indossano la giacca alla rovescia…) ma non voglio scatenare una guerra di civiltà e rinuncio.
Il tassista mi chiede se mi interessa visitare una fabbrica di oggetti in pelle dove posso comperare a prezzo di fabbrica.
Senza riflettere gli dico di si, ma i primi dubbi mi vengono quando lo vedo parcheggiare davanti ad un capannone non proprio di recente costruzione.
Dopo avermi fatto vedere che aveva bloccato il tassametro, mi ritrovo in pochi secondi rinchiuso in un laboratorio fatiscente, dove l’odore della pelle mi assale quasi con violenza.
Borse, portafogli, giacche in pelle e altri articoli sono allineati sugli scaffali, un ragazzotto robusto non mi molla un istante mentre gironzolo cercando di farmi venire un’idea per uscire indenne, mentre il tassista parlotta con colui che sembra il titolare (e chissà se gli sta dicendo che ha portato un’altro pollo da spennare….)
Non posso rimanere li in eterno, e compro una borsa da donna, di un improbabile e a me sconosciuto stilista francese.
Finalmente usciamo e chiedo al tassista di portarmi dove posso comperare oggetti elettronici.
Mi porta al BB PLAZA, un centro commerciale di 4 piani dove l’elettronica e la telefonia imperano.
Mentre sui telefonini non vedo grosse opportunità, su computer e accessori si possono fare realmente grossi affari, con prezzi che risultano anche il 50% più bassi che in Italia.
Per poi raggiungere il massimo in un paio di negozi dove vendono cd pirata di tutti i software immaginabili, al prezzo iperbolico di… meno di due euro l’uno!
Molte donne, sicuramente non la maggioranza, portano il velo islamico, i burqa sono rari.
Mentre gironzolo fra gli scaffali, i miei occhi incrociano due perle di un azzurro intenso, leggermente cerchiati da sottilissime lenti… vedo solo quelli, perché il resto è coperto da un burqa.
E’ uno sguardo che incanta… per qualche attimo mi fissa, poi abbassa gli occhi.
Decido di continuare la provocazione, la fisso intensamente.
Si sente osservata, rialza lo sguardo e per qualche secondo mi fissa.
Porta un trucco leggero e curato, la figura è alta e sottile.
Belle mani affusolate.
Senza staccarmi gli occhi di dosso, fa un passo a lato e prende sottobraccio un uomo che ci volta le spalle, quasi a dirmi di smetterla.
Lui si gira e si allontanano insieme, lei si volta per un attimo.
La guardo sparire fra la gente, da sotto il burqa spuntano jeans sfrangiati e tacchi a spillo.
Senza trovare risposta, mi chiedo l’assurdo significato di quel contrasto.
La Malesia è un paese islamico, ma profondamente moderato, in molti negozi vedo le stesse decorazioni natalizie che ci sono in Italia, festoni colorati, alberi di Natale, luci lampeggianti.
Altro contrasto, o forse solo un segno di tolleranza.
O di consumismo….
Mi hanno parlato del quartiere cinese, prendo un altro taxi e mi ci faccio condurre.
Il mercato cinese occupa completamente la Petaling Street, un vialone di circa un chilometro, incastrato fra le case, coperto con un tetto di metallo e tela, perché la pioggia non impedisca lo svolgimento di questa singolare attività commerciale.
Mi infilo in una vera e propria bolgia.
Le bancarelle sono una fila interminabile senza soluzione di continuità, i commercianti ti tirano per un braccio, si cammina sgomitando, è una situazione preoccupante, mi tengo ben stretto il portafoglio.
Si trova di tutto, orologi di marca, scarpe, borse, abbigliamento firmato, gioielli, profumi… tutto perfettamente imitato.
Un paio di scarpe che ho visto in Italia costare 135 euro, qui mi viene offerto a 25.
Finalmente arrivo dall’altra parte, esco da quella bolgia e mi trovo davanti un giovane inginocchiato su un cartone.
E’ senza il braccio sinistro, quello destro è qualcosa di deforme che finisce con un moncherino di mano.
Mi sembra inginocchiato, ma a ben guardare è seduto: le gambe sono entrambe mozzate all’altezza delle ginocchia.
E’ una vista che mi toglie il fiato, a tutti quelli che gli passano vicino dice “help me”, aiutami.
Sono incantato e inorridito da questa figura.
Mi frugo in tasca, e gli passo una banconota da 10 Rhing, 2 euro e mezzo, probabilmente una piccola fortuna per lui.
Afferra i soldi con moncherino, li lascia cadere su una ciotola e fa per prendermi la mano, ringraziandomi con le lacrime agli occhi.
Mi sposto, non reggo il suo sguardo e mi ributto nel viale a ritroso sull’altro lato.
Un morso mi stringe la gola, una volta di più consapevole della smisurata fortuna che mi è capitata.
Per gratificarmi, compro da Kenny Sin, cino-malese di 23 anni, un Rolex originale perfettamente imitato per 23 euro, che smetterà di funzionare appena giungo in Europa.
Sul volo di ritorno ci sono cinque coppie, le donne indossano il burqa, tre di loro coprono anche gli occhi.
I maschi sono tutti molto giovani, uno di loro indossa jeans tagliati al ginocchio, scarpe da ginnastica di marca e una maglietta con la scritta “I love New York”….. la sua donna ha il volto coperto.
La cosa strana è che appena preso posto in aereo, le donne scoprono il viso, rivelando volti giovanissimi.
Una di loro indossa occhiali firmati.
La cosa più strana ancora, è che quando si alzano per andare alla toilette, si ricoprono il volto.
I veli islamici che ho visto indossare da donne mature, o ragazzine sghignazzanti come le coetanee di ogni latitudine, mi lasciano indifferente.
Quasi non li noti, l’ho visto tranquillamente indossare da una donna poliziotto sotto al berretto d’ordinanza.
Sono coloratissimi, decorati con motivi floreali, portati quasi con civetteria.
Ora lo dico e poi non ci penso più: il burqa mi inquieta profondamente.
Queste figure nere che si aggiravano per l’aereo, mi davano una sensazione di angoscia, e questa angoscia contrastava con la freschezza dei volti che vedevo quando veniva tolto.
E’ una cosa che rispetto, ma non riesco a capire.
Soprattutto non riesco a capire come il burqa si abbini a jeans, scarpe col tacco, occhiali firmati.
Io la Malesia l’ho vissuta così, un paese islamico che prepara l’albero di Natale.
Terima kasih (grazie).
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Re: Kuala Lumpur 2006 (quel burqa...)

Messaggio da Insight »

Le prostitute che passeggiano lungo i viali delle nostre città, invece, non ti inquietano? O addirittura messe in vetrina, ad Amsterdam, mi pare.... Non so cosa è peggio, se quello o il Burqa.

P.S. Comunque, visto che tu ne hai larga possibilità, ti inviterei a postare storie un tantino più inerenti al nostro Forum :)
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Re: Kuala Lumpur 2006 (quel burqa...)

Messaggio da Mauro Tozzi »

Insight ha scritto:P.S. Comunque, visto che tu ne hai larga possibilità, ti inviterei a postare storie un tantino più inerenti al nostro Forum :)
Era quello che volevo scrivere io, molte delle storie postate da GP56 non c'entrano nulla con gli anni '70. :?
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Re: Kuala Lumpur 2006 (quel burqa...)

Messaggio da Insight »

E vabbe', dai, pazienza... :)
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Re: Kuala Lumpur 2006 (quel burqa...)

Messaggio da GP56 »

Mauro Tozzi ha scritto:
Insight ha scritto:P.S. Comunque, visto che tu ne hai larga possibilità, ti inviterei a postare storie un tantino più inerenti al nostro Forum :)
Era quello che volevo scrivere io, molte delle storie postate da GP56 non c'entrano nulla con gli anni '70. :?
Giustissimo, ma io credevo di aver capito che questa era una specie di "zona franca" riguardo all'argomento del forum.
Quindi mi scuso coi puristi, e mi fermo qui, perchè, dovrei controllare, ma mi pare di non avere null'altro da pubblicare che riguardi gli anni '70 o giù di li... :( a meno che non interessi che nel 1972 sono stato bocciato, che nel 1973 ho avuto la rosolia, che nel 1975 Barbara non me l'ha voluta dare ecc ecc
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Re: Kuala Lumpur 2006 (quel burqa...)

Messaggio da GP56 »

Mauro Tozzi ha scritto:
Insight ha scritto:P.S. Comunque, visto che tu ne hai larga possibilità, ti inviterei a postare storie un tantino più inerenti al nostro Forum :)
Era quello che volevo scrivere io, molte delle storie postate da GP56 non c'entrano nulla con gli anni '70. :?
Giustissimo, ma io credevo di aver capito che questa era una specie di "zona franca" riguardo all'argomento del forum.
Quindi mi scuso coi puristi, e mi fermo qui, perchè, dovrei controllare, ma mi pare di non avere null'altro da pubblicare che riguardi gli anni '70 o giù di li... :( a meno che non interessi che nel 1972 sono stato bocciato, che nel 1973 ho avuto la rosolia, che nel 1975 Barbara non me l'ha voluta dare ecc ecc
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Re: Kuala Lumpur 2006 (quel burqa...)

Messaggio da GP56 »

ops, devo avere cliccato due volte... chiedo scusa, se qualcuno può farlo, che elimini un messaggio, e che io venga fustigato sulla pubblica piazza!!!
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Re: Kuala Lumpur 2006 (quel burqa...)

Messaggio da Insight »

Scusa, ma se la rosolia l'avevi già avuta nel '73, perché la volevi anche da Barbara nel '75?? :?
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Re: Kuala Lumpur 2006 (quel burqa...)

Messaggio da GP56 »

...eh... era un altro tipo di malattia... non so come definirla... una malattia infida, pelosa...
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Re: Kuala Lumpur 2006 (quel burqa...)

Messaggio da Mauro Tozzi »

Se vuoi postare queste storie, puoi andare nella sezione Off-topic. Bisognerebbe chiedere al nostro admin di spostare lì quelle già pubblicate. :?
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